martedì 25 ottobre 2016

DIALOGHI: Il guru

"Che male c'è ad andare da un guru? E' per il semplice gusto della condivisione"

"Puoi andare dove vuoi, ma domandati perché lo fai. Cosa può darti? Cosa stai cercando?
Renditi conto, onestamente, che ciò che chiedi non è la condivisione, ma la pace che cerchi. Se cerchi la condivisione è possibile fare altro, come uscire con gli amici, o mangiare una pizza con il tuo guru. Non necessariamente, però, questo si deve mettere al centro dell'attenzione. In alcuni centri, satsang o scuole, si paga il maestro. Perché dovresti pagare qualcuno per condivisione? Io non do soldi all'amico perché faccia una passeggiata con me.

"Ma tu che insegni aikido ti fai pagare.."


"Assolutamente si. Io strutturo un percorso. C'è una didattica, c'è una pratica intensa dietro. Sono esistiti dei maestri che strutturavano una didattica, anche riguardo il lavoro psicologico. Lì ha un senso, perché qualcuno si prende l'impegno difficile di dare una struttura, una direzione. Poi il fine è, chiaramente, liberarsi da tutto questo. Si fa un lavoro approfondito, individuale. Si è affiancati da figure competenti, in ambito tecnico, artistico, psicologico. C'è una certa serietà dietro tutto questo, e anche una certa responsabilità. Non è da tutti, non basta sedersi al centro di una sala e dire che tutto è uno, siamo amore, non c'è nulla da fare e ci vogliamo tutti bene. E' vero che non c'è nulla da fare, ma dunque perché dovrei pagare qualcuno per stare in silenzio, per toccare le sue mani o ascoltare i suoi discorsi? Perché dovrei fare chilometri per ascoltare qualcuno che mi dice che è tutto così perfetto com'è? I discorsi sulla non dualità sono bellissimi, quando non sono copiati ed incollati, e scaturiscono per il piacere del silenzio, come un'opera artistica. Si ascolta un discorso del genere da una persona ispirata, ma non è diverso dal guardare un paesaggio, o una vecchietta completamente immersa nel suo atto di cucire. Non paghi la vecchietta per guardarla, non tenti di prendere qualcosa da una camminata nei boschi. Si fa per il piacere di farlo. Se dai soldi o qualcuno chiede soldi per questo, allora si vive in una profonda confusione. Si crede ancora che ci sia qualcosa che si da e che si prende, lì dove magari i discorsi del famoso guru si contraddicono. Quando comprendi non hai bisogno di andare a trovare il tuo maestro, nemmeno se sapessi che è sotto casa tua. Sei tranquillo, non manca niente. Pretendere che, per induzione, il cosiddetto guru ti passi la sua illuminazione toccandoti le mani o ascoltando i suoi silenzi, quello è un errore molto ingenuo. Sono ancora nella fantasia che lì, dopo, è meglio di qui, adesso. Sono nella gerarchia: sto creando dei livelli, sto dicendo che il mio fruttivendolo odioso è meno importante per me che il guru in India. Sto vivendo un'illusione, sto coprendo le mie paure più profonde. Devo imparare ad essere disponibile a ciò che mi si presenta, e questo è sempre a disposizione. Le paure, le ansie, la rabbia, sono sempre con me, ovunque io vada. Questo devo sentire, ecco tutto ciò di cui necessito.


"Non trovi che il contatto con una persona che abbia realizzato questo silenzio sia quantomeno propedeutico?"

La persona non realizza niente. Nessuno qui può dare questa tranquillità profonda e senza tempo. Puoi avere un presentimento, sia dal famoso guru, sia dal gatto del tuo vicino. Perché vai dal guru e non accarezzi il gatto del tuo vicino? Perché non tocchi un albero? Condividono lo stesso silenzio al di la di ogni forma entrambi. Perché non odori un fiore? Pensi che il guru abbia qualcosa di più? Puoi andare dal guru, magari per te è anche utile, ma un vero guru ti dirà di andare via, non di restare. Ti lascerà solo con la tua misera paura. Un guru vero non ti consola, non fa il secondo papà, vuole che tu viva la vita quotidiana con tutte le restrizioni che questa presenta. Puoi chiedere l'ora, il cibo, le attenzioni, il sesso, ma ciò che è essenziale, la pace che cerchi, risiede di istante in istante. Quando vedi la persona per quello che è, quando realizzi che non c'è nessun maestro e nessun guru, allora sparisce questa etichetta e diventa un amico, una persona qualsiasi. Semplicemente un individuo che funziona normalmente, efficacemente. Non ha nulla da darti e tu non hai nulla da prendere. Va benissimo dunque incontrare qualcuno con questa non pretesa, ma allora dunque perché pagarlo? O perché muoversi intenzionalmente verso di lui? Se accade un incontro questo è spontaneo, naturale. Non c'è volontà da parte del guru di trattenerti, di fare in modo che tu abbia bisogno di lui. Un vero maestro vuole la tua indipendenza, sia pratica che affettiva. Desidera che tu vada via, che tu trovi la tua stabilità e autonomia affettiva. Nessuna relazione può appagarti definitivamente, devi trovare questa pace da te. Nessuna soddisfazione profonda viene dalla situazione."




DIALOGHI: Aspettativa


"Senza un obiettivo, progetto, intenzione, mi sento passivo."

"Più ti aspetti qualcosa, più rinunci a tutto ciò che si presenta. Dunque, più sei nel programma, nell'obiettivo, più sei passivo. Sei prevedibile e ripetitivo. Non agisci, sei nell'attività. Si può rimanere fermi fisicamente ed essere molto presenti, pronti all'azione, come due samurai che incrociano le katane e aspettano un calo di concentrazione nell'altro. Oppure ci si può muovere molto come dei robot senza anima. Non vedo tutte le occasioni che mi si aprono nella vita perché sono preso dal mio misero programma. Dico no alla realtà per dire sì alla fantasia. Chi è attivo è sempre stanco, stressato. Fa tanto, ma in realtà non fa nulla. Per vivere è necessario gustare. Quando non sono più attivo, inizio ad agire. La mia azione è centrata, economica, concreta, efficace. Posso gustare un cibo quando smetto di prendermi per un vegetariano. Posso ammirare una Chiesa quando smetto di prendermi per cristiano. Posso combattere quando smetto di pretendere di vincere. Posso accarezzare qualcuno quando smetto di tentare di arrivare ad altro. Posso finalmente amare, sentire, gustare, respirare. Questo non significa che non utilizzo la mia agenda per programmare la settimana, ma sono pronto a cambiare direzione, perché non c'è nessun percorso. Chi rimane spiazzato di fronte alla guerra, la crudeltà, la violenza, la bisessualità, pensa che tutte queste cose non dovrebbero esistere.  E' chiaramente ubriaco e pretende di essere lucido."

DIALOGHI: Morte psicologica

"Più constati il condizionamento del corpo e della mente, più ne sei libero. Più cerchi di liberartene, più sei condizionato.
La patologia risiede nella necessità di sentirsi. Se non parlo con me stesso tutto il giorno, se non maltratto e non vengo maltrattato, se non mi ingozzo di cibo, se non prendo posizione su ogni cosa, se non riesco a smettere di parlare inutilmente, se non mi definisco vegetariano ... rischio di smettere di sentirmi.
Se non sento niente, se il pensiero non viene indirizzato ricreando un'identità innamorata o delusa, felice o triste, coraggiosa o codarda, cristiana o musulmana, emerge la paura di non essere. Se smetto di cercarmi in un equilibrio ideologico o fisico, non so più chi sono e cosa sto percependo. Se non tocco e non vengo toccato, mi sento morire. Una coppia ha bisogno di effetti speciali per mantenere viva la passione. Se non si litiga e non si fa pace costantemente, non si sente la relazione. Se non si ha una sessualità costantemente compensatrice, facilmente si sente il desiderio di andare con qualcun altro. Il bisogno di vivere forti emozioni, positive o negative che siano, nasce sempre da questa paura di non sentirsi. C'è perfino chi ha paura di dimagrire, nonostante si lamenti del suo stato fisico e cerchi in tutti i modi di perdere peso, e ovviamente non ci riesce. In realtà rischierebbe di occupare meno spazio, inconsciamente lo sa. Si ha paura di percepirsi in modo nuovo, evanescente. Le case sono piene di mobili vecchi e di oggetti inutili, perché si ha necessità di sentire il peso della forma. Lo spazio spaventa. Se la tv di casa è spenta ci pensa la radio dentro la testa a non spegnersi mai. Toccare il silenzio è paura. Questa è la morte psicologica di cui si parla qui, non la ricerca di nuovi riferimenti per fuggire ancora una volta. Se vivo con questa paura di non esistere poca differenza fa se vado a prostitute o pratico tai chi! Se smetto di credermi grasso, malato, spirituale, vittima, per bene, italiano, sperimento una vera e propria morte. Finisce il modo in cui percepisco quello che definisco ingenuamente me stesso e mondo. Non so più cosa sto guardando e cosa sta guardando. Quella morte senza ritorno è il centro focale della vera indagine interiore. Tutto il resto, contornato di belle parole colorate, fatto di emozionalismi, cuori ed esplosioni di luce, è l'ennesimo teatrino senza sostanza. Non c'è spazio per maestri e allievi, illuminati e non risvegliati, viaggi astrali e corpi di luce, tutto questo smette di avere una qualsiasi sostanza. Esiste la vita, che si esprime momento per momento, apparendo e scomparendo. Tutto ciò è perfetto, e mi riporta ad un vivere intelligente, dove questa necessità di percepirmi e di conversare con me stesso, viene vista per quello che è, cioè un inutile ingombro, un peso."




DIALOGHI: La verità non è un'opinione

"[ ... ] Ognuno deve trovare la sua verità .."

"La verità non è di nessuno. C'è tuttavia una differenza. Per alcuni soggetti le parole possono scaturire dal silenzio, per altri dai condizionamenti. La verità non è un'altro condizionamento, e non ci sono più verità. Le strade per arrivarci sono molteplici, ma l'arrivo è uno, e cioè l'andare oltre la sfera personale. Da lì non si afferma niente, non si fabbrica nulla. Non c'è da contestare ne da essere d'accordo, perché si evidenzia solo ciò che è. Se si parla di ciò che è, essere d'accordo o meno è soltanto un'altra accozzaglia di chiacchiere. Non ci sono verità proprie, il silenzio che testimonia ogni forma non è diverso e non è una questione soggettiva. Quando si filosofeggia sulle proprie verità, non sono altro che opinioni senza fondamento. La persona che ascolta questo prende per assoluto questo messaggio, e poiché si impone, pretende di differenziare il suo raggiungimento. L'unica cosa che può differenziare è il percorso, ma lo spazio che ingloba ogni percezione è condiviso e senza soggetto."




DIALOGHI: Pretendere di aver paura


"Nessuna paura viene dalla situazione, ma è la situazione che mi mostra che vivo nella paura.
Rimuovere o risolvere la situazione mi darà un sollievo temporaneo, ma prima o poi la paura originale sarà trasposta in qualche altra cosa."

D "E come rimuovo la paura originale?"

"Smettendo di pretendere di aver paura del cane, della mamma e della guerra. Quando mi rendo disponibile a non voler risolvere la paura della situazione, rimango solo senza giustificazioni. Smettendo di immaginare di aver paura di qualcosa in particolare, smetto anche di volerla risolvere, e faccio fronte a ciò che si presenta senza commenti. In quell'apertura posso finalmente agire precisamente senza affettività."

sabato 22 ottobre 2016

DIALOGHI: Predisposizione

"Il miglioramento è una spinta da seguire. Solo così possiamo trasformarci, anche spiritualmente"

"L'idea di miglioramento è infantile. Il dinamismo di voler cambiare fisicamente, mentalmente o spiritualmente, non fa vedere la realtà. La trasformazione è una favoletta, come l'evoluzione spirituale. Si vede subito chi è predisposto per qualcosa e chi non lo è. Innanzi tutto l'idea di trasformazione è sempre nel futuro. Quando avrò letto quel libro, quando avrò incontrato quel guru, quando avrò fatto quella pratica, quanto avrò risolto i miei conflitti, quando mi sarò illuminato, quando partirò, quando vincerò le mie paure, quando avrò conosciuto l'uomo della mia vita .. e il domani non arriva mai. Meno che te ne accorgi sei già morto con tutte queste belle speranze, vivendo un'illusione durata una vita.

"Ho visto gente cambiare ..."

"Io no, mai. Ho visto gente accumulare dati nel tempo, ubriacarsi di esperienze, ma cambiare profondamente mai. Ho visto solo l'attualizzazione di ciò che era inevitabile. Vi sono dei presentimenti che il corpo e la mente diverranno in un certo modo, e si può accettare o meno. Per vedere questo, però, è necessario non essere sommersi dal dinamismo di voler cambiare. Quando rispetto il presente, il futuro si rivela. Non significa che conosco gli eventi in anticipo, ma l'emozione è sentita con chiarezza. Quando vedi con chiarezza qualcuno capisci subito se può affrontare facilmente o meno le situazioni complesse della vita. Quando guardi un anziano puoi facilmente risalire al tipo di infanzia che ha avuto. Non esiste alcun sviluppo e alcuna scelta, anche se alla mente (ego) piace pensare che non è così. Niente si conosce, ma si riconosce. Niente cambia, solo si concretizza un potenziale. La potenzialità o le patologie sono già presenti, chiare. La mente è prevedibile, scontata. E' facile far spaventare qualcuno, offendere qualcun altro, o far innamorare una donna se sai che tasti toccare. Sul piano fisico, un gesto atletico che ti sembra di imparare è già potenzialmente presente. L'ostacolo è la mente che ha paura, quindi la devi convincere, attraverso la pratica, che il corpo già può fare quel gesto. La pratica serve a questo: alcuni riescono prima, altri subito, altri mai. Non è l'attività che crea la qualità, ma il contrario. Si è pittori, e in seguito si impara la pittura. L'auto indagine non è per tutti, come non sono per tutti certe attività sottili o certe opere d'arte. Questo è evidente, diversamente tutti smetterebbero di votare i politici, di piangere di fronte una partita di calcio, o di essere fisicamente e psicologicamente masochisti. Tuttavia ciò non accade. Non tutti si illuminano improvvisamente ascoltando le parole dei saggi del passato. E' romantico convincersi del contrario. Non ci sono prese di coscienza di massa, salti quantici collettivi o illuminazioni folgoranti. Quando vedi quei fenomeni sono forme di auto convinzione di massa, allucinazioni collettive. Il futuro non è dopo il passato.



DIALOGHI: Pregiudizio e perdono


"Quando si guarda qualcuno e non si riesce ad andare oltre la sua forma, questo manifesta il pregiudizio. Se si guarda un criminale come criminale, c'è una mancanza di chiarezza, sensibilità e rispetto. Per guardare qualcuno come criminale, dobbiamo prima guardare noi stessi come persone oneste. E una persona che si crede onesta è molto pericolosa, perché non conosce se stessa a fondo. Un criminale cerca esattamente ciò che cerchiamo noi, cioè essere felice. Uno psichiatra che lo prende per criminale dovrebbe cambiare lavoro. Assenza di pregiudizio è guardare senza commenti. Guardare qualcuno che sta per morire e non prenderlo per un morente, è una possibilità di stabilire un forte contatto con lui. Guardare un ladro come un ladro, e un barbone come un barbone, significa rinunciare all'evidenza, con il risultato che anche loro si vedranno così. Si sentiranno aggrediti dal nostro sguardo. Non ci sono persone ricche, povere, malate, stupide, sante, quelli sono vestiti. Quando si muore poca differenza fa se sei stato un santo o un assassino."

"Un criminale cerca di essere felice?"

Tutti cercano questo, solo che il criminale è più coraggioso. Le persone oneste hanno paura di farsi prendere, quindi preferiscono essere oneste. Un criminale va amato, e per essere amato non bisogna aver paura di lui. In questo modo è possibile fargli capire che non è necessario uccidere per trovare la pace. Giudicandolo criminale, assassino, ladro, si sentirà ancora più incoraggiato a fare ciò che fa. Questo non significa incoraggiare la criminalità, perché se la situazione lo richiede si agisce. Ma l'azione giusta scaturisce dalla comprensione della realtà. So che mio padre non poteva fare a meno di picchiarmi perché la sua sofferenza era troppo grande. Poiché non aveva il coraggio di affrontare mia madre, allora picchiava me. Ad un certo punto, quando sono fisicamente preparato e psicologicamente maturo, fermo la sua mano e lo invito a smettere con decisione. Non c'è giudizio o aggressività in questo, non è necessario, perché l'emotività della mia storia da vittima sarebbe un ingombro. Questa non mi permette di vedere la realtà. Agire è ben diverso dal pretendere che mio padre non doveva fare ciò che ha fatto. Non poteva altrimenti, era il suo modo per sentirsi meglio."

"Lo perdoni ..."

"Perdonare è un romanticismo da telenovela. Non si perdona nessuno perché non siamo superiori a nessuno. Si vede semplicemente che non c'è nessun colpevole.

giovedì 20 ottobre 2016

DIALOGHI: Violenza e criminalità


"Non bisogna far nulla contro la violenza?"

"Il tuo concetto di non violenza, quello è violento. Il criminale ha un ruolo molto importante, perché ci mostra che non può esserci sicurezza da nessuna parte. Senza furti, le persone inizierebbero ad illudersi di poter realmente possedere qualcosa. La guerra, i crimini, le violenze, sono delle opportunità per rendersi conto che non si possiede nulla, che ogni istante è prezioso. Non solo, ma è la paura a farci vedere realmente chi siamo. Le situazioni più difficili sono quelle che ci mostrano il nostro vero volto. Malattia, vecchiaia, sofferenza fisica, incidenti, sono opportunità per rimettere in discussione le nostre priorità e per rimuovere le nostre illusioni. Non c'è niente di nostro. Si fa il possibile per i propri cari, ma "propri" è solo una parola che si usa per comunicare. Non si hanno dei figli, non si possiede niente e nessuno. Questo non significa che non ci si interessa di loro, o che non si mette benzina nell'automobile, o che non si spolvera casa propria. Gestire le proprie risorse non è credere di possedere qualcosa."

DIALOGHI: Meditazione e agitazione

"Quando sono agitato medito ..."

L'agitazione è la tua meditazione, se scavalchi l'agitazione con la meditazione, chiamala fuga. Meditare non si fa, non è un'attività. Si rispetta il momento, l'emozione con cui ti trovi. Se piove, piove. Non puoi stabilire quando la pioggia finirà. Assaporala, non perdere l'occasione. Se non sei tranquillo, perché cerchi di esserlo? L'agitazione indica che hai qualcosa da controllare, come un'intenzione, un progetto. Se sei nell'aspettativa, sei agitato. Nel presente non puoi essere agitato.
Cosa causa l'agitazione se non una forma di megalomania? di pretesa?

"Perché di pretesa?"

Nel momento è impossibile sapere in futuro cosa è meglio per me e per chi mi sta intorno. L'agitazione è causata da questo, dall'idea di poter sapere in anticipo cosa accadrà, cosa fare, cosa non fare. In realtà l'agitazione non ti agita, mentre il tentativo di non essere agitato ti rende agitato. Dunque farai delle pratiche, andrai da certi maestri, leggerai alcuni libri, e sarai sempre più agitato.



DIALOGHI: Qui e ora

"I pensieri non mi permettono di rimanere nel presente. Dove sbaglio?"

Parli dell'adesso come se fosse qualcosa da cui puoi uscire. In realtà non puoi nemmeno provarci. Quando si parla del momento presente, si fa riferimento ad un'evidenza che non ammette errori. Non è qualcosa che si pratica, è qualcosa che è!
Il fraintendimento nasce dall'idea che "adesso" escluda passato e futuro, e quindi il pensiero. Il cielo non esclude le nuvole, le testimonia, anche quando sono dense e cariche di pioggia.
Non si pratica la "presenza", si vede che tu sei presenza. Questa presenza include anche il dover programmare il domani, o il ricordare lo ieri. Aprirsi al momento presente significa aprire le porte alle proprie paure, non chiudersi in una stanza per non far passare pensieri ed emozioni scomode. Al contrario, stai con quello che c'è: la preoccupazione per l'esame di domani, il ricordo intenso di un amore andato. La differenza è che non ti collochi in un frammento temporale, non ti prendi per un pensiero. Non sei "nel presente" in esclusione al passato e al futuro. Non puoi spostarti nel tempo, rimani sempre dove sei. Non sei collocabile, e quindi anche il concetto infantile di momento presente o di qui e ora, ad un certo punto, va abbandonato. Quando ti apri alla paura di non essere collocabile all'interno di una storia personale, vieni investito da un tornado di sensazioni contemporaneamente. Resti con l'emozione senza riferimenti, che brucia ogni immagine. La preoccupazione per il futuro diventa un eco lontano senza sostanza, e si rimane con il sapore di questo presentimento. Niente rimane, tutto scivola, perché non si oppone resistenza. L'emozione trattenuta finalmente si espande come un'acquarello, e si vive con quella mescolanza. Ogni evento, ogni pensiero, ogni ricordo, scatena questa mescolanza, dove raramente un colore è più visibile rispetto ad un'altro.  Paura, desiderio, tristezza, fanno male solo quando vanno risolte, quando sono pensate. In qualche modo scopri che ieri e domani, sono sempre ora. Il tempo smette di esistere, letteralmente, se non per questioni pratiche. Ma per quelle basta guardare l'orologio."

DIALOGHI: L'arte che libera

"La bellezza è al di la del gusto personale. Le etichette "bello" e "brutto", restringono il mistero riducendolo ad una sicurezza. Per una questione pratica la struttura del corpo - mente viene guidata verso delle tendenze che, però, possono dipendere dai condizionamenti. Quando l'intera struttura è consapevole delle restrizioni spacciate per gusti personali che, quindi, allontanano il diverso e lo sconosciuto, allora può muoversi verso le sue risonanze naturali.
Fino ad allora la persona definisce i canoni di "bello" in relazione ai suoi filtri, e quindi i gusti non sono altro che una proiezione chiaramente personale. Si dice "gusto personale" proprio per questo, e lì tutto rimane all'interno del soggettivo. Indagando interiormente, però, il personale viene riassorbito dalla spaziosità senza definizioni, e inevitabilmente le emozioni si espandono fino a toccare un punto di silenzio senza divisioni. Le opere d'arte, i film, le canzoni, saranno scelte (nel personale) solo in base all'associazione a certe forme di emozione e pensiero note, rifiutando ciò che provoca sensazioni scomode. L'errore è giudicarle come "esterne", e quindi come "brutte". La verità è che si ha paura di ciò che non si capisce, di ciò che esce dal nostro riferimento abituale. Quando familiarizziamo con sentimenti repressi come paura, rabbia, angoscia, tristezza, ansia, possiamo farci abbracciare da forme d'arte che si servono di queste emozioni per lasciarci avvicinare al nostro centro. Da questa posizione le scelte artistiche che faremo non dipenderanno più da un settore ridotto di emozioni (solitamente positive, della massa), ma dalla risonanza della sensazione che stiamo vivendo. Abitualmente quando si dice "no" alla tristezza, allora si tenderà a cercare una forma di attività che la copra. Le scelte artistiche, dunque, saranno virate verso emozioni che non ci dicono che siamo tristi, ma allegri e spensierati. Da questo dipende il fatto che la maggior parte delle opere commerciali hanno successo, perché la maggioranza della popolazione sceglie la menzogna."



DIALOGHI: Abitudine o scelta?


"Non riesco a liberarmi dalle mie abitudini e dai miei condizionamenti"

"Quando un condizionamento e/o abitudine è visto, non è più un'abitudine ma una scelta.
Si può definire condizionamento un meccanismo ripetitivo di cui non siamo coscienti. Se sei cosciente delle tue restrizioni, chi ti vieta di abbandonarle?

"La paura credo"

"Ad un certo punto si ha più paura del noto che dell'ignoto. Se non sei ancora a quel punto significa che hai bisogno del riferimento abitudinario per sentirti al sicuro."

DIALOGHI: Sentire è pericoloso

"Guardare, ascoltare, toccare, è troppo pericoloso, perché distruggerebbe la continuità del pensiero. Noi ci limitiamo ad appiccicare etichette in ciò che percepiamo, per confermare le nostre sicurezze di conoscere. Le nostre mani, il nostro gatto, il mondo, l'automobile, il cemento, gli altri, sono tutte idee su cui proiettiamo una sicurezza. Perdere il riferimento, l'immagine, significa perdere di conseguenza il modo in cui percepiamo noi stessi. Senza sapere con cosa entriamo in contatto, non sappiamo più chi siamo. Ogni discorso spirituale, dunque, se non parte da questa sincera messa in discussione, è una presunzione. Vogliamo capire senza sacrificare. Vogliamo aggiungere senza togliere. Dunque iniziamo a guardare il cemento abbastanza a lungo da toccare per la prima volta la paura di non sapere cosa stiamo guardando. Mettiamo da parte le nostre conoscenze, torniamo alle basi."



mercoledì 19 ottobre 2016

DIALOGHI: Voglio il tuo bene

"Cosa c'è di male a volere il suo bene?"

"Nulla. Ma si è felici per l'altro prima di essere felici con l'altro.
L'altro può non esserci, può comportarsi in modo per noi incomprensibile, può stare con persone che non ci piacciono, non importa. Pretendere che rispecchi la nostra idea di felicità, significa che vogliamo realizzarla attraverso lui. Ogni volta che questo accade riflette il nostro egoismo e la nostra paura di responsabilità intima. Poiché non abbiamo il coraggio di essere liberi e felici, non potremmo mai vedere se l'altro lo è realmente. Possiamo solo proiettare la nostra idea di realizzazione, immaginando che l'altro sia felice o meno. "Volere il suo bene" è una frase pericolosa, perché non è detto che l'altro desideri ottenere la nostra idea di bene."



DIALOGHI: Volere è potere?

"Ciò che scrivi è molto bello, ma è difficile"

E' difficile è solo ciò che non si vuole, o si teme di volere. Difficile è saltare 4 gradini perché si ha la pretesa di voler arrivare da qualche parte. Chi fa un passo alla volta si gode il percorso e si ritrova in cima senza quasi rendersene conto. Quando si vuole qualcosa non si chiede come. Non è necessario desiderarla, è già tua. Non importa il percorso, non è una questione di soldi, di tempo, non ci sono scuse.
Quando c'è reale passione, reale risonanza, la distanza tra te e ciò che vuoi è solo mentale. Siete un tutt'uno. Devi apprendere funzionalmente la tecnica di canto, ma dentro sei già un cantante.

"Non sempre è così chiaro cosa si vuole.."

Un processo di pulizia, conseguente all'ascolto, alla non pretesa, alla rimozione di tutti i desideri, aspettative, sovrastrutture, proiezioni, condizionamenti, è necessario. Questo viene naturalmente, come un processo fisiologico. Devi far pipì, è naturale. Trattenerla è innaturale, è difficile trattenerla a lungo. E' difficile solo ciò che non è naturale. Prima di desiderare è necessario essere. Sei sei cresciuto pensando che fare la pipì è un peccato, allora avrai paura e la tratterrai. Quando percorri una strada non tua, quando sei in compagnia di gente che non risuona, semplicemente lo vedi e agisci di conseguenza.

"Non tutto ciò che si vuole è realizzabile"

Solo se si vuole ciò che non ti appartiene. Il volere non è personale, altrimenti è irrealizzabile, o, al contrario, non porterà quell'appagamento che credevamo. Quando smetti di pretendere ciò che in fondo non vuoi, o smetti di allontanare ciò che sei, la vita può parlarti. A quel punto diventa facile.
Se ami suonare la chitarra non avrai bisogno di un pubblico che ti applauda. Se ami le arti marziali potrai praticare anche con un solo allievo o con un albero. Se ami dipingere e non hai tela e pennello, sarà sufficiente disegnare sulla sabbia. Tornando all'esempio della pipì, se vuoi farla nel bagno più pulito e confortevole della città, chiaramente sarà difficile tenerla a lungo. Sei tu che rendi difficile tutto. 
Ciò che vuoi è sempre disponibile, perché riflette ciò che sei, mentre ciò che non vuoi è difficile, spossante e, spesso (per fortuna) irrealizzabile. Capisci la differenza tra ciò che vuoi e ciò che vuole il mondo, la società e la famiglia usando te.


DIALOGHI: Giudicare

"Togliere innanzi tutto la connotazione negativa data al termine. Rabbia, giudizio, ego, male, satana, odio, sono parole accompagnate principalmente da un'emotività reattiva. Tornando all'origine del giudizio, non puoi giudicare mai l'essere, ma l'azione, Se sei un insegnante, puoi giudicare in merito al risultato tecnico dell'allievo. Se l'allievo lo prenderà sul personale, vorrà dire che non ha ben capito questo principio, e cioè che l'essere è inattaccabile. Non possiamo giudicare ne essere giudicati, profondamente, ma solo perifericamente per questioni pratiche e funzionali. Dunque tutta la questione morale sul giudizio non sussiste. Tentare di giudicare l'essere è, chiaramente, un senso di inferiorità. Quando si giudica l'essere in relazione al fare, come ad esempio le sue scelte, i suoi crimini, i suoi abiti, il suo linguaggio, questo rappresenta in realtà un'auto giudizio. Vale a dire, poiché ci si crede il -fare- e non l'essere, si giudicano gli altri in base a questa idea. L'essere non esiste, il fare diventa il centro. Sentirsi toccati emotivamente, giudicando o sentendosi giudicati, è semplicemente una mancanza di chiarezza ed una pochezza interiore. Nessuno giudica e nessuno è giudicato."


DIALOGHI: Paura come espressione della tranquillità



Cosa fare della paura?

Non si fa niente, si sente.
Ricevi un colpo, subisci un torto, vieni deriso, domani devi affrontare un esame, si rimane con l'eco nel corpo.
Non importa se è la mamma, il vicino, l'amante, la fine del mondo, perché ciò che conta è il sangue che bolle, la respirazione affannata, il calore dei colpi.
Si rimane mentalmente incastrati nelle ragioni, nei motivi, perché non si vuole sentire. L'esplorazione sensoriale è possibile solo mettendo da parte cause, responsabilità e conseguenze. Poco alla volta si realizza che la paura è anch'essa espressione della tranquillità.

In che senso?

Un pittore può esprimere l'emozione della paura sul suo quadro, senza aver paura. Se avesse paura non riuscirebbe a tenere fermo il pennello. Un pittore sente la paura come elemento del silenzio. Allo stesso modo un chirurgo non potrebbe operare se coinvolto affettivamente. La paura psicologica è un ingombro, mentre quella istintiva è di aiuto. Non ci si libera dalla paura come non ci si taglia un braccio solo perché si prova del dolore al gomito. Si vive con tutto questo, in modo intelligente.

martedì 18 ottobre 2016

Pensieri sparsi














La risposta è nascosta in cosa senti quando fai la domanda










Ciò che si rifiuta è sempre una storia. 
Nel momento c'è solo azione.







Accettare si pone sullo stesso piano di non accettare. 
La situazione non ha bisogno del mio consenso. 
E' neutrale, inevitabile.







Fare ciò che si sente senza prima sentire ciò che di fa, è una fuga.







Libertà è vedere che non si possiede nulla. 
Un fidanzato viene e va come un pensiero, una paura, un'emozione... 
Una vita viene e va, non è personale. 
Schiavitù è cercare di possedere la libertà.






Il segreto per essere felici?
Non lasciare che il pensiero della prossima cosa da fare non ti faccia immergere, fino a scomparire, in quella che stai facendo.






Più approfondisci qualcosa e meno ne sai. 
Sulla superficie abita chi immagina di sapere.








Più vuoi nascondere un difetto, più lo evidenzi. 
Più vuoi esaltare un pregio, più lo banalizzi






La gioia è nel sentire.
La vita è solo sentire.
Perfino quel movimento definito "pensiero" è un sentire, come una musica.
Quando dico "no a questo, si a quello" tento inutilmente di sezionare l'acqua, e immagino perdere questa gioia.
Questo non significa che non posso avere delle risonanze e seguirle. 
Significa non fare più la guerra all'inevitabile istante, perfino all'apparente rifiuto di questo.





Se pensi di voler fare una cosa, non la stai facendo






Per essere di aiuto per gli altri, dimenticati gli altri





Non mi aspetto di essere senza aspettative.





La speranza è un ostacolo. 
Va sradicata focalizzandosi sull'evidenza che la bellezza non è domani. 
Togliere la speranza è un gesto di aiuto, perché da quel momento in poi finalmente è possibile agire. 
Finché si spera in un domani migliore, in un cambiamento, in un incontro, si rimane ciechi e sordi al sentire.





Un'emozione realmente vissuta nasce e muore insieme a chi la vive. 
Può lasciare delle tracce nella memoria, ma il desiderio di rivivere certi stati è l'evidenza che le emozioni sono vissute a metà.
Si rivuole ciò che si crede inconpiuto, o ciò che si crede irripetibile. 
Nel frattempo, mentre si insegue e si spera in questo, miliardi di emozioni che scorrono alla velocità di un fiume vengono scartate. Questo fiume non ha interruzioni, la vita non può che essere emozione. 
L'idea che ci sia qualcuno a vivere le emozioni è un ingombro, e questo ingombro insulta la vita chiamando "noia" ciò che non riesce a vedere.
Il sole sorge comunque, non ci aspetta.





Sentirsi liberi di esprimere
Farsi capire non è necessario. 
Prima di condividere ciò che si dice, si condivide ciò che si è. 
Una frase è un'emozione. 
Sentiti auguri a chi vuole, dunque, sezionare le onde del mare.






La paura nasce quando inizio a guardare troppo in là. 
Provo a ritornare qui, sul respiro, sul corpo, e sperimento una distensione. 
La paura è li, nel futuro, dove io non sono. 
Tuttavia le immagini sul futuro continuano a crearsi, dunque non posso fare la guerra ai miei pensieri così come non posso evitare che improvvisamente inizi a piovere. 
Che fare dunque? 
Quando piove posso ugualmente fare molte cose.
Allo stesso modo posso vedere poeticamente queste paure: se sono un musicista colgo musicalmente questa ispirazione. Se sono un poeta scriverò. La paura allora diventa la mia ispirazione, e ne vedo la bellezza grazie alla mia fragilità.
Mi libero dal bisogno di liberarmi tecnicamente della paura.
Mi libero perfino dal concetto "paura", e scopro che il sentire non può avere nome perché dinamico.
Finché definisco, finisco.






Non c'è "la mia vita
Dov'è? 
La vita non mi appartiene, il tempo non mi appartiene. 
Niente di personale nella vita.






Mi accorgo che, mentre sono seduto, ho bisogno di alzarmi perché si crea un'immagine di qualcosa da fare. 
Seguo questo sentire
Esploro la spinta che mi porta sempre verso la prossima cosa, mi accorgo che non posso funzionare diversamente. 
Scopro il pensiero che mi dice che la prossima cosa sarà più interessante di quella noiosa attuale. 
Allora seguo più e più volte questo pensiero, cercando effettivamente maggiore soddisfazione in questa fatidica prossima cosa. 
Se guardo bene mi ritrovo a cercare senza trovare mai niente. Posso iniziare a distendermi, quantomeno provarci. Se so che non c'è nulla da trovare dopo, posso godermi ora. Ma tentare di godersi ora senza la pratica che mi porta a questa esplorazione è il delirio di buona parte della spiritualità attuale.




Non respiro, sono respirato. 
Non penso, sono pensato. 
Non mi muovo, sono mosso. 
Non scelgo, sono scelto.




Ogni parola oggettiva è un'immagine soggettiva.
Pretendere che la maggior fetta di comunicazione avvenga a quel livello significa imporre il proprio immaginario e non saper Ascoltare.





Credersi liberi è una nuova gabbia un po' più grande. 
Libero da cosa? 
Da chi? 
Dalla malattia? Dalla sfiga? Dal desiderio? Dalla sofferenza? Dalla rabbia?
Posso essere libero di non reagire in un certo modo se vengo lasciato? Se vengo derubato? Se mi rompo un osso?
Da cosa esattamente sono libero?
Se si osserva bene la libertà non si situa in ciò che si manifesta. Nemmeno sul proprio stato interiore.
Quel tipo di libertà, di pace della mente, è falsa.
Libero è il dinamismo incoerente, sorprendente, spiazzante, di quella che viene definita vita.
Questa vita dov'è? Sei tu.
Tu sei questo dinamismo che il pensiero non può catturare.
Ecco la liberazione.





Ad un certo punto comprendo che pulire, riparare e cambiare specchio non serve se continuo a tenere una smorfia





L'unica malattia è la mancanza di entusiasmo e curiosità. 
La vita è un'esplosione di gioia. 
Posso essere triste ma appassionato alla tristezza come un cucciolo che esplora una nuova stanza. 
Posso provare paura e sentire questa vibrazione, questo tremore, questo battito aumentare. La bellezza viene a farmi visita in forme diverse e mi chiede di esplorare. 
Anche nella disperazione più grande c'è gioia, e non vederlo è l'unica vera malattia




Voler essere senza agitazione, ecco la vera agitazione.
Quando sono presente all'agitazione, all'ansia, al giudizio, tutto questo non va via.
Ciò che va via è il pretendere che tutto questo non ci sia.
Ciò che causa l'agitazione non è questa stessa, ma il dittatore interiore.




Il dolore è qualcosa di profondo, va vissuto intimamente. 
La gioia è contagiosa, va condivisa. 
Noi facciamo al contrario: le sofferenze le condividiamo e la gioia la teniamo per noi. 
Ed ecco il mondo




Il problema non è la sofferenza, ma il prendersi per sofferente. 
Il sofferente vorrebbe eliminare la sofferenza, invece è l'esatto contrario: è la sofferenza che se realmente vissuta elimina l'idea di un sofferente. 
Ecco l'arte, quando è visto chiaramente che nessuna emozione è personale.





Se ho fede in qualcosa non è fede, è speranza. 
La fede è verso se stessa. 
Non verrà nessuno a salvarmi.
La fede non si può avere, si è.




L'idea di successo è fallimentare. L'idea di salute è malata. 
L'idea di felicità è triste. 
L'idea di pace è violenta.




Non esiste assenza di pensiero, ma di pensatore. 
L'immagine di un pensatore che produce pensieri è un errore. 
Il pensiero produce il pensatore, rallentando l'efficacia dell'azione stessa. 
L'idea di un pensatore è un ingombro, ostacola il pensiero stesso. 
Questo non può muoversi fluidamente e liberamente senza lasciare tracce. 
La scoperta è che il pensatore non c'è mai stato, se non come pensiero stesso, tanto quanto il concetto "sedia". 
Sono nomi, traduzioni, interpretazioni.
Ancora più a fondo, "pensiero" è un altro nome. 
Non posso sapere dove finisce il pensiero e inizia l'emozione, l'altro e il mondo. 
Non so proprio niente. 
Vedo immagini, mi vedo rispondere, sento qualcosa. Questa è l'unica realtà che posso sperimentare.
È la fine della vita psicologica e l'inizio della vita pratica.




Pensare è più faticoso di sentire





Una mano aperta è una mano piena





Non è necessario esprimere opinioni su tutto. 
Questo toglie energie alle potenzialità dell'ascolto.
Non è nemmeno necessario giungere ad una conclusione positiva o negativa su una data situazione. Il proprio figlio potrebbe rimanere sulla sedia a rotelle a vita, e questo evento potrebbe scatenare un'intima comprensione e liberazione. 
Semplicemente non lo sappiamo. 
Questo può essere valido per una guerra o per la vincita di una grossa somma.
Tacere è fondamentale per toccare nuovi livelli di profondità, anziché pensare e parlare prima di vedere. 
Ma noi scambiamo il silenzio per strafottenza perché pensiamo che senza una ridotta e condizionata opinione o presa di posizione non siamo nulla. 
Una buona pratica è dedicarsi a vedere un evento senza commentare. 
Muore il vicino? è morto. 
Mia moglie mi lascia? è successo. 
L'azione successiva senza commento nascerà dalla lucidità, e non dal pregiudizio.




Nessuna nuvola è sbagliata




Non voler aver paura è come non volere un braccio solo perché fa male. 
Ciò che ostacola l'azione non è la paura, ma l'idea che questa debba essere dissolta, trasformata, trasmutata. 
La paura è un regalo che mi invita ad una esplorazione sensoriale. Se sento la paura non ho paura. Se ho paura non potrò agire.




L'acqua torbida si chiarifica lasciandola immobile.
Chi riesce a sedersi senza far niente, sta migliorando il mondo senza nemmeno saperlo





Nella pratica si crede di andare avanti ma, se si pratica davvero, si torna sempre indietro. 
Qualsiasi sia la pratica, se sincera, sarà sempre un tornare principianti. 
L'obiettivo è irraggiungibile perché sconfinato. Più si approfondisce qualcosa, più questa si estenderà.




Ciò che logora non è avere tante cose da fare, ma il pensiero di avere tante cose da fare


La profondità di un addio ha una bellezza così spaventosa da venire intrappolata da un infantile bisogno di un costante arrivederci.


Si ha bisogno di esperienze metafisiche perché non si sa più cosa significa mangiare quando si ha veramente fame, dormire quando si ha veramente sonno, fare l'amore quando tutto il proprio essere lo desidera.
Per molte cose ci pensa l'orologio!
Non si conosce la totalità, perché se così fosse non avrei bisogno di mettermi a dieta, di tentare di smettere di fumare, o di impormi buffi modelli di comportamento.
Basterebbe sentire.Se sento la sigaretta davvero, difficilmente riuscirò a continuare a farlo. Se sento la mia sazietà davvero, difficilmente continuerò a bere cibo.Invece è più confortante raccontarsi le storie e trovare strategie. Ogni proiezione futura svanirebbe di fronte alla fiamma dell'essere totali.


Ad un certo punto non sei più tu che cerchi di raggiungere i tuoi scopi nella vita, ma è questa che usa te per raggiungere i suoi



L'artista non ha alcun interesse a presentare se stesso. 
Al maestro non interessa essere messo in copertina, ciò che dice non gli appartiene.




Finché esisterà il concetto di perdono, ci sarà anche quello di colpa. 
Un opposto può solo creare l'altro.
Se perdonare è un'intenzione, si è ancora nella frattura psicologica del dualismo.
Il concetto di salute crea la malattia.
Quando tento di essere sano, sono malato. Ho bisogno di sentirmi sano attraverso qualche strategia malata. 
Allo stesso modo, poiché parlo di perdono, do colpa o mi sento in colpa. Creo ancora qualcuno di responsabile.
Il perdono è possibile solo quando si smettono di cercare colpevoli e responsabili.




La mente è come un occhio che cerca di guardare se stesso



Una nuvola non è mai sbagliata.
Un ramo non è mai ingiusto.
Solo il pensiero può concepire l'errore e, di conseguenza, la frustrazione.
Il bene crea il male, il giusto crea lo sbagliato. 
Non si può avere la moneta solo con una faccia.



Capire distrugge la magia. 
Si ascolta. 
Il suono delle mie parole è più interessante di ciò che dico. 
L'emozione di un ricordo è più profonda del voler rivivere quei momenti.
Il mistero di un sogno è più suggestivo del bisogno di interpretarlo. 
L'incertezza del futuro è poesia in confronto al proiettare una falsa sicurezza.
Ascolto ciò che non posso e non voglio capire.
Mi ci perdo.



Essere se stessi non è vantarsi o compiacersi di essere se stessi, o tentare di diventarlo.

Quello significa essere una caricatura. 

Chi è se stesso non ha percezione di sé, non si "sente", proprio come quando si ha il vestito più comodo e non si sente di averlo indosso. Se tento di essere spontaneo, sono forzato. Qualsiasi cosa cerco di essere è apparenza. 

Un cane, un gatto o un bambino non sanno che farsene del concetto di essere se stessi, eppure...



Non c'è tempo nella vita per pensare alla vita. 

C'è giusto il tempo di viverla. Appena rifletto sulla vita me ne separo




Lasciar andare non si può. 

Si può solo stringere più forte, fin quando la mano non si aprirà da sola.



Sono triste. 
Sono depresso. 

Sono infelice.

Se guardo meglio l'attimo dopo non sono più niente del genere. 
Se guardo ancora meglio, non lo sono mai stato. 

Non posso essere una descrizione. 

Triste, depresso, felice, sono interpretazioni, simboli per comunicare. Questi mi semplificano la comunicazione con qualcun altro. 

Comunicare con me stesso però è una malattia. Dirmi "depresso" non è reale. Non ci sono due parti che comunicano, e il corpo non sa che farsene di questi racconti.



Ci sono azioni che facciamo o non facciamo perché abbiamo paura

Dietro ogni paura si nasconde un desiderio. 

Diciamo tale cosa, ma vorremmo dirne un'altra.

Mentiamo, ma vorremmo essere sinceri. 

Scegliamo di andare, quando in realtà vorremmo restare. 

Chi familiarizza con queste dinamiche si rende presto conto dell'enorme difficoltà di essere fedele a se stesso, e non riuscire a non ricadere in queste trappole. 

Ad un certo punto non si pretende più di essere senza paura, e si guardano con tenerezza, ma soprattutto chiarezza, le proprie resistenze. Talvolta ci vogliono anni per iniziare a fare e dire ciò che si sente... o magari non sarà mai. Ma, sotto la luce dell'osservazione senza pretesa e giudizio, tutto questo diviene primario. Viene prima del grosso conto in banca o della cura dei propri addominali. 

Ad un certo punto non si può più fingere di non vedere.



Non aspetto perché non manca niente.

Aspettare mi distoglie dalla ricchezza dell'istante. 

Il bus arriverà, ma nel frattempo osservo curiosamente due fidanzati che parlano tra di loro.

La cena è quasi pronta e la fame si fa sentire, quindi ne approfitto per sentire la vitalità in questo corpo. 

Dopodomani finalmente rivedrò la mia fidanzata, ma già da ora posso allenarmi a sentire la sua presenza anziché la mancanza. 

Il treno arriverà, ma nel frattempo mi godo il panorama. 

Aspettare significa desiderare di morire perché la vita è sempre lontana.

Non ci sarà mai un domani, ad un certo punto non posso più permettermi di rimandare la vita con la storia che domani sarà meglio.



Il bisogno di competizione crea il nemico.

Capi, politici, vicini, ego, pensieri, emozioni...

Nessuna vera vittoria è possibile contro l'oggetto di competizione, dentro o fuori. Il desiderio di competizione si sposterà, dal pedofilo a chi mangia la carne. Da Berlusconi a Monti. Dal milan all'inter. Dal mio cane che mi ha morso alle energie negative degli altri. 

La stessa profondità di una pozzanghera risiede nell'apparente evoluzione dei miei antagonismi. 

La vittoria risiede nel vedere onestamente questo desiderio di lottare e divenire. 

Tentare di cambiarlo, purificarlo, guarirlo, è ancora un nuovo antagonismo.




L'obiettivo che mi pongo è alla mia portata. 

Parto da ciò che ho, dai miei limiti, dalle mie capacità. 

Non c'è frustrazione in questo, nessuna fantasia e nessuna auto imposizione che di solito è di qualcun altro. 

Passo dopo passo, metto anche in conto che potrei cambiare strada. 

Nessun fallimento è possibile, nessun tempo sprecato, perché il tempo non mi appartiene. 

Ogni obiettivo è raggiungibile con costanza, soprattutto quando esso è nel percorso in sé. 

Il piacere che provo nel percorso è impagabile. 

Diventare mi impedisce di essere. 

Quando sono, posso diventare.




Non capire è umiltà

Fraintendere è arroganza




Prendere personalmente la vita è l'inferno. 

Ogni sogno, pensiero, emozione, esperienza, vive solo se lasciata andare. 

Analizzare e comprendere la "propria" vita è paranoia.




Non puoi smettere di amare, questo è pericoloso.

Quindi si ha bisogno di una storia che copra questa emozione originale. 

Si ha bisogno di dimenticare.

Ma ogni volta che hai detto addio a qualcuno o a qualcosa, non hai realmente mai detto addio a niente. 

Quella persona, quel luogo, è sempre qui. 

Era qui prima di apparire, è ancora qui ora che è andata via.

Nel momento in cui sposto l'immagine della persona, dietro è l'amore. Lo stesso amore, con apparenti sfumature e scenografie diverse. 

Non puoi odiare o dimenticare, questo è il problema.

Dunque si sceglie di danneggiarsi per paura di amare.




Niente unisce più del lasciarsi andare




Senti di star perdendo tempo quando immagini che questo ti appartenga



La vera pace non è una strategia o un percorso. 
O è subito o non sarà mai




Scherzare è una cosa seria




Diventare mi impedisce di essere.
Quando sono posso diventare




Se vuoi trovare la tua strada, guarda sotto i tuoi piedi




Non ti arriva mai una sofferenza che non sei pronto ad affrontare.
La vita è più saggia di te.
Piangi e trema dunque, non puoi fare altro. In fondo, però, mentre piangi e tremi, qualcosa sta ringraziando. Ti si permette di lasciare andare ciò che non sei


Fin quando le relazioni saranno un chiedere costante, non saprò mai chi è l'altro. Soprattutto, non saprò mai cosa potrà veramente darmi. Io chiedo quella particolare attenzione, quel comportamento, quel rispetto, e non faccio che incontrare i miei stessi limiti.
L'altro smette di essere nello stesso istante in cui mi appare davanti. Poi, quando per un istante torna ad essere sincero, mi sento de
luso.
Fin quando vogliamo vivere con delle figurine da collezione nel nostro album della paura, ci meritiamo questo tipo di delusione più volte. Se persiste questo non voler vedere, ci meritiamo di morire delusi da un mondo costruito di fantasie. Non vediamo nessuno, incontriamo solo e sempre la nostra paura con una scenografia, una faccia e un vestito diverso. 





Il tempo non passa, tu si


Prima di essere delusi bisogna essere illusi



Quando il maestro è pronto, l'allievo arriva.
E se questo accade, il maestro non può più prendersi come tale perché nessuna relazione umana è unidirezionale nei contenuti, ma si realizza sempre nella continua inversione dei ruoli. L'uno non può esistere senza l'altro.
Un maestro che insegna non può imparare. In breve prendersi per allievi e maestri è una tenera fantasia. E' come prendersi per mariti, padri, ingegneri e preti. Un ruolo, una maschera temporanea.
Essa rimane finché l'uno ha bisogno dell'altro per nascondere la paura della propria autonomia.



Ci vuole coraggio per avere paura


Toccare veramente qualcuno è pericoloso.
Si rischia di scomparire.
Il vero sentire distrugge le immagini.
Diversamente il tocco è possesso



L'unica preghiera che conosco è lo stupore



Guardo la tv ma non l'accendo



Desidera ciò che già hai
Desidera ciò che accade



Si può aver bisogno di un dentista per togliere un dente del giudizio che fa male.
Si può aver bisogno di un meccanico se l'auto non parte.
Si può aver bisogno di prendere l'aereo per andare in un'altra città
E' pratico. Ma credere di aver bisogno di avere un figlio per sentirsi realizzati, un cane per sentirsi meno soli, una moglie per essere felici, è violenza. Si finirà per pretendere, perché quella carenza non potrà MAI essere colmata da nessuno. Questa è la radice di ogni violenza. Fa più comodo, per motivi di compiacimento personale, condannare solo la manifestazione, la conseguenza. La madre che picchia la figlia, il marito che uccide la moglie, il cane abbandonato .... Si rimane così ad un livello superficiale dove si vede solo l'evidenza, in modo che l'altro rimane sempre separato da me.


Più vita nei giorni anziché più giorni di vita




Se mentre parli non ti ascolti, non ascolterai mai nessuno



Quanto bisogna essere infelici per esultare quando un pallone di cuoio supera una linea?



Non appartengo a niente e a nessuno, nemmeno ai miei stessi pensieri.



Non puoi piacere a tutti tutto il tempo. Forse ad alcuni, in alcuni momenti. Ma se sei capace di tradire le aspettative di un altro per non tradire te stesso... allora sei meritevole di fiducia. Non sei responsabile della felicità altrui, ma puoi riconoscere quando stai vivendo la tua vita nella paura. Nell'essere completamente te stesso, allora dai l'opportunità a chiunque incontri di esprimersi per quello che è




Il proprio grasso di troppo che si dice di voler togliete, è una sicurezza.
Il proprio malessere emotivo a causa della mamma che ci ha maltrattato, è una sicurezza.
La paura dei cani a causa del morso ricevuto anni prima, è una sicurezza.Lo stesso provare e riprovare raccontandosi di non riuscire a liberarsi di tutto questo, è una sicurezza. Profondamente non si vuole uscire dal meccanismo, perché si vuole stare al sicuro. Non si sa cosa c'è dall'altra parte. Non mi riconoscerei più senza il mio sovrappeso, senza la mia povertà economica, senza la mia ferita. Qual'è dunque il primo passo? 


Il rispetto dell'altro è una fantasia. L'altro non c'è, ci sei sempre tu che incontri le tue stesse paure, limitazioni, angosce, patologie. Hai solo avuto un imprinting differente, ma potenzialmente sei tutto ciò che ami e che odi. Chiedere rispetto è una mancanza di rispetto




E se scoprissi che non vuoi parlare con nessuno, ma usi qualcuno semplicemente per sentirti parlare?




Più vivi l'istante, più ti accorgi che la vita non si ripete mai. Quello che si ripete è solo un'idea statica.




Lascia liberi gli altri di appiccicare su di te tutte le loro idee, pensieri, immagini, proiezioni e pregiudizi. A modo loro avranno sempre ragione. Di fatto, dalla loro prospettiva, hanno sempre ragione. 
A te, tuttavia, non riguarda




Fin quando posso definire il mio stato attuale, sono completamente fuori dalla realtà. Se mi dico "depresso", "stanco", "felice"... congelo un'idea e creo una storia. Per facilitare la comunicazione posso usare queste parole, il problema è crederci. Se guardo meglio, nell'istante, c'è movimento. Provo freddo, squilla il citofono, prude la mano, guardo il mio cane... L'attimo dopo la scena è totalmente cambiata e quella precedente è cancellata. Non c'è il tempo per definirsi, raccontarsi, parlare con sé stessi. La vera indagine assorbe ogni fissazione. Se mi do totalmente al momento, non si crea nessuna storia




Smetto di voler giungere ad una conclusione. Rimango con le domande senza pretendere le risposte. Non so cosa è giusto per me, cosa è sbagliato, rimango nel buio. Resto con questa sensazione di costante dubbio e familiarizzo con la paura. Vedo che la paura non è derivata dalla confusione in sé, ma dal pretendere di uscirne. Io non so quando ne uscirò e come, ma ho fiducia che non sono ammessi errori di percorso in questo viaggio, e che ogni situazione mi mette di fronte ciò che mi serve per far fronte a questo istante




Finché ti prendi per il protagonista della tua storia, avrai sempre paura di sbagliare. 
Quando vedi che sei lo spettatore, nessun errore è possibile




La bellezza non è nelle cose, ma sono le cose ad essere immerse nella bellezza.





Nessuno ci giudica e nessuno ci manca di rispetto, siamo solo e sempre noi che ci scambiamo per un oggetto




Stabiliamo che l'altro o la situazione ci schiaffeggia, senza notare che era il nostro viso ad essere contratto, e la sua era solo una carezza





Non c'è più tempo e spazio per i sensi di colpa, le proiezioni, le illusioni, gli innamoramenti, gli orgogli e le attese. Una certa maturità porta a prendere coscienza che le energie sono troppo preziose per poterle sperperare così stupidamente. L'orgoglio non è sbagliato, semplicemente è inutile. Le aspettative non sono poco spirituali, semplicemente mi distraggono da ciò che è ora. Con la sensibilità l'energia a disposizione si amplia e aiuta a trovare il proprio posto. E' la fine della vita raccontata e l'inizio della vita pratica.




Se sono innamorato, nego l'amore. Significa che ciò con cui entro a contatto, nel momento, passa in secondo piano. L'emozione fondamentale non viene dalla situazione. Ad un certo punto non avrò più bisogno di sentirmi disteso guardando il mare, di stupirmi guardando qualcuno che a Lourdes si alza dalla sedia a rotelle, o di commuovermi ascoltando le parole del mio guru. Non si nega tutto questo, ma se credo che il mio guru sia più emozionante della sedia dentro la mia stanza, vivo una profonda illusione. Ogni bambino che incontro è mio figlio, ogni persona che incontro è il mio guru, ogni foglia che cade è il miracolo. 




Si pratica perché si è compreso qualcosa, non allo scopo di comprendere qualcosa.




Cercare di ascoltare è una forma intenzionale, simile alla concentrazione.
La concentrazione, come l'ascolto, è una tensione. E' diretta da un punto ad un'altro.
Si cerca di capire, commentare, concordare, controbattere. Quando non si ascolta più, si amplia il vero ascolto.





Stamattina alle 7.30 porto i miei cani al mare, come quasi ogni mattina. Mi insegnano che è sempre la prima volta, e che ogni volta potrebbe essere l'ultima. 
Li guardo correre, giocare, rendersi ridicoli senza nessuna concezione di cosa significhi questa idea.
Sporcarsi, mordersi, inseguirsi. 
Solo verità, solo silenzio, nessuna necessità di costruire un mondo, nessun intento nascosto dietro le loro azioni. Quella coda non può mentire. Dunque guardo il mare mosso, le nuvole, sta per piovere. Non manca niente. Il freddo, la sabbia, la musica delle cuffie, i rumori del mare. Nessun libro, nessuna laurea, nessun percorso, nessun maestro può darti questo. E' troppo immediato e troppo semplice. Non c'è nient'altro, non serve nient'altro. Nessun posto dove andare, nessun desiderio da realizzare. Il vicino magari continua a fare lo stronzo, magari non ci sono i soldi per pagare la bolletta, magari domani non ci sarò più, ma se dovesse apparire il più grande mago e mi chiedesse "cosa desideri?" gli risponderei ... non lo so! vai da qualcun altro.






Quando il pensiero si rende conto che è impotente ... torna al suo riposo





Finché rimani profondamente convinto che possa esistere qualcosa di indipendente e di esterno a te, non c'è chiarezza.
Si può essere presenti, prendersi per spirituali, fare le pratiche, ma quando persiste qualsiasi idea fissa, ogni altra conoscenza sarà solo un accumulo e un ingombro. 
Fin quando ti prendi per qualcuno di fortunato, sfortunato, codardo, intelligente, profondo, non c'è chiarezza. 
Qualsiasi concetto fisso è un'ostacolo. Lo si può alimentare o lo si può iniziare a mettere in discussione






Quando lego la paura ad un oggetto, situazione o persona, pretendo che sia mia. Mi compiaccio dicendo la "mia paura", tanto quanto penso "che grosso il mio bicipite". Ho bisogno di credermi spaventato da qualcosa per esistere, per combattere, per raccontarmi una storia. Il morso del cane, lo schiaffo di mia madre, l'abbandono di mia moglie, non hanno creato la paura, me l'hanno ricordata. La paura non è mia, ma comune a tutti, quindi non devo liberarmene. Semmai mi libero dell'idea che sia mia. Senza paura del papà, del cane, della guerra, della fine del mondo, la vera paura: quella di rimanere senza la pretesa di avere paure





Quando ci sentiamo toccati personalmente, diciamo che l'altro si sente toccato personalmente.
Quando siamo nell'ego, diciamo che l'altro è pieno di ego.
Quando ci sentiamo giudicati, giudichiamo.
Quando ci offendiamo, diciamo che è l'altro a sentirsi offeso. Questo è il meccanismo di auto protezione. Vivere sulla difensiva e dire che è l'altro ad averci attaccato. Siamo sempre noi ad attaccarci da soli. Usiamo l'altro come giustificazione della nostra paura







Accettare qualcosa è romanticismo. La situazione, l'istante, è scientificamente inevitabile. Non c'è spazio per qualcuno che debba accettare o meno. Non c'è il tempo né lo spazio, ma solo azione. La situazione, la vita, il momento, non ha bisogno della nostra approvazione. Si fa fronte a ciò che si presenta, senza commenti. Se ci sono dei commenti, l'istante ha presto questa forma. Si parla di accettazione quando non si accetta che il controllo sia un'illusione






Essere presenti è essere presenza. Essere presenza è essere. Essere è senza tempo, soggetto e oggetto.
Non puoi fare qualcosa che sei. Al contrario, la pratica sulla presenza pone l'accento sul rifiuto costante di ciò che è evidente, scientificamente inevitabile. La tua natura è presenza, senza soggetto, oggetto e direzione. Finché c'è un'intenzione di non pensare, di non avere emozioni scomode, di non essere meccanici, di distendersi, si impone una violenza. La presenza non deve essere realizzata o fissata. E' un concetto. Essere presenza significa non essere collocati in nessun punto nel tempo. evidenziare lo spazio che include tutto, compresi i meccanismi che si vorrebbero escludere. Si è presenti al dolore del braccio. Si è il dolore. Si è presenti alla nostalgia del passato. Si è nostalgia. Non c'è spazio per un dittatore interiore che vorrebbe imporre la sua idea di pace della mente, perché in quel caso si è ancora nella fantasia.







Per dare bisogna rendersi conto che non si possiede niente. Per darsi ci si rende conto che non si è niente. Finché voglio ottenere rispetto, attenzioni, non posso dare, perché vivo nella miseria.
Non tentiamo di risparmiare solo con i soldi, ma anche con le emozioni.
Mi innamoro, ma non del tutto, una parte di quell'amore la metto in tasca, non si sa mai. Non vorrei ritrovarmi a soffrire ancora.
Mi fido, ma se poi qualcosa cambia?
Amore, fiducia, rispetto, sono maschere per evidenziare che ho paura di scomparire.
Mi risparmio sempre, trattengo.
Vivo nell'ignoranza, non mi rendo conto che quando nego agli altri, nego a me stesso. Non vedo che il mondo che rifletto è lo stesso di quello che ho dentro, un mondo di falsità.
Sarebbe dunque meglio non donarsi per niente. Quello che ci rende pacifici è amare. Amare qualcuno significa che non importa se lui ci ama o no, perché siamo nutriti dal nostro stesso amore.






Ognuno proietta la sua idea di pace.
Il bambino sul trenino, il marito sulla moglie, tizio sul cammino spirituale. Non si tratta di rinunciare a qualcosa, ma di accorgersi che quel qualcosa non contiene la pace. L'agire rimane: mi sposo, trasloco, cambio lavoro, ma non chiedo più niente di ciò che è.







Più mi do a qualcosa, più è riposante.
Più resisto, più mi affatica.
La fatica viene dal rifiuto della situazione. La fatica del corpo non è un problema, quella della mente lo è.
Darsi parzialmente, al proprio lavoro, all'altro, a ciò che abbiamo davanti, è una mancanza di rispetto. Quando ci diamo totalmente degli aggiustamenti nella vita accadono, e le energie trovano la loro naturale collocazione.







L'opinione viene sempre da un pregiudizio. Chi ascolta non ha opinioni. Se non si scende in profondità le opinioni diventano solide, e lo scontro è assicurato. Ciò che accade è scientificamente inopinabile. 





Non è necessario conoscere tutto. Quando approfondisci una cosa, la espandi fino a toccare tutto il resto. Dedica tutto te stesso ad una cosa alla volta. Anziché scavare tante buche per trovare l'acqua, scavane una.






Certe persone meritano di essere deluse da te. Fai loro questo dono: insegna loro che vivono nell'illusione di un'immagine.







Solo quando vedo chiaramente che non c'è niente da prendere, dagli altri, dalle situazioni, dalle relazioni, posso realmente viverli, ascoltarli, fare esperienza. Finché cerco di ottenere qualcosa come amore, considerazione, rispetto,l'unica cosa di cui faccio esperienza è la mia miseria.







Quando ci sentiamo toccati personalmente, diciamo che l'altro si sente toccato personalmente.
Quando siamo nell'ego, diciamo che l'altro è pieno di ego.
Quando ci sentiamo giudicati, giudichiamo.
Quando ci offendiamo, diciamo che è l'altro a sentirsi offesoQuesto è il meccanismo di auto protezione. Vivere sulla difensiva e dire che è l'altro ad averci attaccato. Siamo sempre noi ad attaccarci da soli. Usiamo l'altro come giustificazione della nostra paura









Puoi idealizzare un maestro o guida già morto o fisicamente lontano. Se fosse davanti a te, scapperesti o attaccheresti. 








Chi vuole la guerra? Nessuno è abbastanza onesto e coraggioso da dire di voler la guerra! Tutti vogliono la pace, la impongono. Si pretende la pace della mente, la pace nel mondo, la pace del vicino, e si impone questo modello. Questa è la guerra









Il rispetto dell'altro è una questione infantile. Non è possibile rispettare niente e nessuno che venga percepito come esterno ed estraneo. E' un'idiozia rispettare le opinioni altrui o non rispettarle. Ogni opinione nasce da un fraintendimento, da un''ignoranza della verità, da una mancanza di chiarezza sul funzionamento della mente. Rispettare e farsi rispettare è paura e bisogno di approvazione.
Il rispetto è solo verso questo istante, in ogni sua configurazione. Quando la separazione si annulla, rimane il rispetto.









Essere felici è una fantasia, esiste essere.
Essere è felicità, senza intenzione, soggetto, oggetto e direzione.
Essere senza necessità di percepirsi in qualche stato d'animo,perché lo stimolo cambia continuamente.










Non puoi lasciare andare, puoi solo constatare che opponi resistenza. Quando rimani nella resistenza senza tentare di lasciare andare, senti la fatica e la contrazione. La mano si apre quando è stanca di stringersi in un pugno.






La vita non è la situazione di vita.
Ho pochi soldi, ma non sono povero.
Ho molti soldi, ma non sono ricco.
Il mio corpo è debole, ma non sono debole.
Sento la rabbia, ma non sono arrabbiato.
La vita non si trova nell'attività, ma è l'attività che veste la vita. Si può essere padre, madre, ricco, politico, ma questa non è la vita. Non significa rinunciare al proprio ruolo, ma vederlo come un vestito. Dunque la bellezza non si trova nella situazione, ma ogni situazione si riferisce alla bellezza.







Il corpo invecchia, non tu.
Non sei costretto a giustificare l'assenza di entusiasmo e gioia di vivere per l'identificazione con il corpo e il tempo







Se sento non sono. La pratica inizia da qui.
Se smetto di credermi arrabbiato, posso sentire la rabbia.

Se smetto di credermi depresso, posso sentire la depressione.

Slego l'emozione dalla sua causa apparente.









Crescere non è invecchiare, ma vedere le proprie paure come un ingombro. Si può invecchiare mascherando la paura, questo è semplicemente decomporsi. Non è saggezza, ma inerzia.





Il problema nasce quando la paura viene giustificata, mascherata o combattuta. 
Nel primo caso la paura originale viene allacciata ad una causa apparente: il papà che mi ha picchiato, il cane che mi ha morso, il politico che vuole fregarmi. Ci si tiene dunque stretti il motivo apparente dando la responsabilità ad un evento passato ed esterno.

Nel secondo caso non si vuole vedere questa, e si forzano sistemi per convincersi di non averla, come ottenere più potere o imparare una difesa personale.

Nel terzo caso si fa di tutto per distruggere la paura, perché non si può accettare di averla. Ammettere a sé stessi di aver paura è il primo passo. Sentire la paura non è essere la paura.Se sono la paura, nessuna vera azione è possibile. Se sento la paura, posso muovermi nonostante questa. Anziché combattere il serpente, si impara a vedere che, in realtà, il serpente è solo un pezzo di corda.






Cosa è difficile?
Difficile è quando mi impongo di fare qualcosa che vada oltre le mie capacità, e soprattutto che non voglio o ho paura di volere.






Quando non si vuole niente, arriva la pace
Quando si vuole la pace, arriva la guerra.







Essere se stessi? Per essere non è necessario nessun "se stesso". Questo "me stesso" mi impedisce di essere. E' un ingombro al sentire e all'agire. Libero da questo me stesso, posso tornare veramente ad essere me stesso.






Si confonde realismo con materialismo.
Mentre, per essere realisti, serve molta immaginazione








Ciò che ti stupisce negativamente, non lo hai ancora risolto. Quando lo risolvi, lo stupore è senza sdegno.








Alla fine, tutte le domande che vengono poste con diverse colorazioni, hanno come radice sempre la stessa domanda: "come posso non soffrire"? Questa è una domanda che, ovviamente, non viene posta mai espressamente. La domanda vera è, quindi, "ho paura di soffrire, per favore dimmi come posso non soffrire"? Chiedere di risolvere il proprio problema è sintomo di immaturità. La giusta domanda è "cos'è il problema, cos'è la sofferenza"? Questa è una domanda che mette in discussione, altrimenti ogni domanda parte da un dato di fatto "io esisto, esiste il mondo, e soffro".
Allora arriva la spiritualità, o il fraintendimento di essa, che ti dice cosa fare o cosa non fare per evitare di soffrire.

La giusta domanda nasce dal coraggio di mettersi in discussione. Non chiedo la salvezza, ma la visione, la chiarezza. Da questo punto ogni risposta, anche il silenzio, è favorevole.








Perfino nei cambiamenti più coraggiosi, ci si muove quasi sempre su strade già battute. Cosa puoi offrire di unico? Cosa puoi donare con la tua personalissima impronta? 
Di questo ha bisogno il mondo, dell'arricchimento della tua impronta. Non percorrere strade di altri.








La salute è un concetto. Quando stai bene, non senti niente. Finché si pretende di sentire qualcosa, purificare qualche altra cosa, elevare chissà cosa, si è malati. Stare bene significa non avere coscienza del "bene", altrimenti è un'emotività che si aggrappa ad un'idea, come quella di salute. Una mente e un corpo che stanno bene, scompaiono. Poiché non c'è peso, non c'è densità, diventano ascolto. Nella nostra realtà malata, star bene invece significa sentire: sto bene se mi racconto che sono figo, il mio corpo sta bene se sono sazio e non posso alzarmi dalla sedia, la mia mente è soddisfatta se ho una bella automobile. E' chiaro che, in risposta a questa malattia, ogni offerta di salute sarà sempre finalizzata a vendere fumo.









Non vedo lo stesso mondo di coloro che si lamentano e si battono per migliorarlo. Ne vedo uno perfetto, dove la cosiddetta violenza e cattiveria, è perfettamente proporzionale al livello di incoscienza di sé stessi. Quindi è perfetto così com'è, non c'è niente di sbagliato, è in equilibrio. Non mi lamento per come vanno le cose, perché se una cosa non mi va più, non la critico, semplicemente, se posso, cambio. Se non posso, non ho bisogno nemmeno di accettarla. Perché dovrei accettarla? E' così com'è, non cambia nulla accettarla o rifiutarla








Continui a stupirti negativamente delle situazioni o comportamenti degli altri, perché non ti conosci abbastanza







Chi si conosce in fondo non si sente mai giudicato, perché sa che tutto ciò che viene detto su di sé va a toccare solo delle immagini o, se preferite, identificazioni. Ciò che siamo intimamente non può essere mai sfiorato, perché non risiede nell'immaginazione. Se mi credo qualcosa o qualcuno in particolare, mi sentirò sempre attaccato dagli altri. Dirò che mi giudicano, mentre in realtà solo chi si sente giudicato giudica. 
E' la situazione drammatica della nostra società: stare sulla difensiva e dover difendere o imporre solo una forma di immaginazione. Creo un'idea di me, e poi la devo difendere. Ed ecco il giudizio. La mia paura di essere toccato con le parole, aggredisce.

Dunque, tutta la questione sul giudizio, non si pone








Non hai coscienza di ciò che è in te, dunque non te ne puoi vantare. Se sei sensibile, non lo sai. Se puoi dirti sensibile, una parte di te definisce un'altra parte di te. La sensibilità è lì, non può essere qui. 







Slego l'emozione dalla sua causa apparente. Rimango con un sentire che non conosco. Finché posso darle chiaramente un nome, non so di cosa si tratta.






La libertà è un concetto infantile. Non esiste alcuna libertà se non nell'istante. Voler essere liberi da qualcosa, è paura di vivere. Volersi liberare è imprigionarsi.







Chiedere di risolvere il proprio problema, è sintomo di immaturità. La vera domanda è "cosa è il problema"? Non chiedo la soluzione, ma la visione. Sono pronto a mettermi in discussione, a vuotare la tazza, a vedere la mia incapacità di chiarezza. Il problema sono io, da lì parte la mia vera domanda.







L'unico compito del pensiero è mostrare i suoi limiti.






Tutti i desideri provengono dal desiderio di essere senza desideri.







Il trauma si esprime totalmente nell'ascolto. I nodi, gli antagonismi, le resistenze, sono viste nella tranquillità. In questo sfondo i nodi emergono, ma i limiti non mi limitano. Se il mio corpo è debole non mi prendo per debole. Se sento la paura, non mi prendo per spaventato. Posso presentire la libertà nonostante i condizionamenti. Sono libero di essere condizionato. Voler purificare e trasformare è una violenza verso questa sensibilità senza richiesta. Nella distensione, i miei limiti si rivelano.







La mente non può comprendere il senso della vita, non è il suo campo. Ci prova, creando ideologie, religioni, cammini spirituali, filosofie, con l'unico risultato di non voler vedere i suoi limiti







Il corpo invecchia, non tu. Non sei costretto a giustificare l'assenza di entusiasmo e gioia di vivere per l'identificazione con il corpo e il tempo.









Anche il respiro è azione. Solo con il respiro puoi cambiare il mondo.








A volte il modo migliore per nascondersi il fatto di non voler fare qualcosa, è dire (e dirsi) di volerla fare









Prima di imparare a dare senza aspettarmi nulla, devo imparare a ricevere. Vedo come nego costantemente l'altro, per orgoglio, per sfiducia, per timidezza, quindi per paura. In secondo luogo, vedo come non riesco a dare senza aspettarmi qualcosa in cambio. Do, senza darmi. Non pretendo di dare senza attese, vedo che non riesco, che non posso. Osservo la mia sfiducia, la esploro, non la moralizzo. Scopro gradualmente che è faticoso trattenere, e ciò che non do agli altri lo nego a me stesso. Vedo che l'altro è me e niente mi appartiene. Quando sulla bilancia la fiducia sarà maggiore della sfiducia, lo saprò.








Se analizzi non osservi
Se pensi non ascolti

Se dubiti non ti muovi









Perché dovrei essere calmo se sono agitato? Perché dovrei rilassarmi se sono nervoso? Perché dovrei rallegrarmi se sono triste? Voglio essere, non diventare









Spogliati dei motivi e rimani con la sensazione








Non scusarti mai per ciò che sei








Tu sei, mentre tutto il resto appare e basta








L'errore esiste se ci si prepara prima







Appena realizzi che questo istante non potrà più tornare indietro, smetti di chiedere che sia di un millimetro diverso. La vita sembra ripetersi, e invece sono le idee sulla vita a ripetersi. Anziché sfogliare di fretta il libro della tua vita, impari a gustarlo. Prima di voltare pagina, leggi con calma, perfino in quelle pagine più buie, trovi la bellezza








Prima di fare ciò che senti, devi sentire ciò che fai. 
Quando vedi che costantemente rimandi la vita spingendoti sempre oltre ciò che evidente, immediato, inizi a divenire ascolto. Finché ti racconti la storia che dovresti seguire il sentire, allora ciò che è evidente nell'istante non ti può parlare, è sempre rimandato. Quando ti apri a quel disagio, a quella voglia di fuggire, l'ambiente presente può suggerirti la mossa successiva. L'azione diventa chiara, e dunque potrai seguire non tanto ciò che senti, ma ciò che sei









Il segreto della felicità è che non ci sono segreti. Non ci sono verità nascoste dietro le apparenze. La felicità è ciò che evito quando creo la storia che le cose devono essere diverse da quello che sono. Allora ho bisogno di mettere del sale sul pomodoro per sentire il sapore, di alzare il volume dei pensieri per sentirmi vivo, di litigare con il mio compagno per sentirmi considerato, di appiccicare concetti e significati in tutto quello che percepisco. Ecco come scavalco la semplicità della felicità, non facendo altro che condire la realtà.









Quando non si accetta, si parla di accettazione. Quando si è violenti, si parla di non violenza. Quando si ha paura di vivere, si parla di anima o reincarnazione. Quando rimango senza queste scappatoie, rimane la paura.









Spesso non vediamo l'ora di vedere l'errore dell'altro per il piacere di gratificarci correggendolo.











Quando sento la confusione è perché sono nella chiarezza. Le persone confuse pensano di essere chiare. La confusione appare nella chiarezza. Quando sono disponibile alla confusione, l'azione corretta si rivela. Se, invece, cerco di essere chiaro, faccio solo più confusione.










L'ideologia è una violenza codificata











La fretta rallenta











Nessuno tradisce la nostra fiducia, se ci fidiamo davvero. La fiducia non si ripone in qualcuno, quello è affidarsi. Fidarsi è acquisire lucidità, sensibilità, non attesa e speranza. La fiducia riguarda l'evidenza che ogni cosa che accade è per permettermi di acquisire maturità (almeno potenzialmente). Vengo lasciato? tradito? ottimo, acquisisco maturità. La prossima volta mi fiderò di più, anziché diffidare per paura di soffrire. Aggiusterò il tiro, ma non mi chiuderò. Quando ci si sente "traditi" nella fiducia, è perché ci si aspettava qualcosa. Mi fido di più perché mi rendo conto che ero nella pretesa: pretendevo che l'altro o la situazione doveva essere diversa da ciò che immaginavo! Per fortuna la vita mi ha rimesso nella giusta via, mi ha fatto perdere l'illusione. Diversamente chiamiamola nel modo giusto: aspettativa - paura, dunque diffidenza. Grazie al nostro vasto vocabolario paraculo, possiamo tranquillamente nasconderci che abbiamo paura di non avere il controllo.










Quando una persona ha deciso di soffrire per dare un senso alla sua vita altrimenti vuota, nessuno potrà impedirglielo. Ogni momento verrà creato un carnefice, un nemico, una condanna, un giudizio. 
L'intelligenza media contornata da bassi sentimentalismi tenderà a supportare il dolore di questa persona, anziché lasciarla sola, in un rivoltante banchetto di scambio di agonie. Aiutare, supportare, consolare, a questo punto non sono altro che un'apparente e falsa sensibilità. I motivi, come al solito, sono soltanto la punta dell'iceberg. Ciò che conta è la capacità di innalzare il livello di intelligenza, e vedere che nel soffrire si nasconde la pretesa di considerazione delle proprie problematiche mentali.









E' luogo comune delle masse che se dai, troppo, non solo non ricevi, ma ricevi calci o coltellate, o cose del genere.
La lezione dovrebbe essere rivolta ai bambini, e non agli adulti - bambini: se dai aspettandoti, non stai dando, ma stai solo chiedendo. Chiedi considerazione. L'amore non si riceve, si da. Il ricevere è nell'atto in sé di dare. Quando fai un regalo, un complimento, un dono, e ti aspetti un grazie, stai solo chiedendo sotto una forma molto più velenosa. Via la maschera e fine delle idiozie.







Amare viene prima della fantasia di amare qualcuno.
Solo da lì si può amare qualcuno







Quando ho paura di qualcosa, ne approfitto per rendermi conto che non è la cosa a farmi paura: la paura c'era già prima. Allora mi slego dalla situazione, e scopro che è la storia a farmi paura, come il pretendere di dovermi liberare dalle paure, o che la tale cosa non doveva accadere e che tale tizio non doveva farlo. Non decido nemmeno di accoglierle, perché la paura è sempre con me. Non localizzo la paura su una storia o un pretesto, e non la localizzo in nessuna parte del corpo. Lascio che si espanda. Con la non-pratica, con la non-gestione, pian piano mi libero del conflitto psicologico. Il corpo è libero di agire efficacemente, nelle sue capacità, e senza affettività. Non importa quanto tempo ci vorrà: si gioca, si sente, si esplora, nessun pretendere di arrivare a qualche risultato.








Comunemente si dice "io la penso così ..."
O magari, "rispetta la mia opinione..."
E' buffo. Verrebbe da chiedersi quale tipo di vissuto abbia portato l'individuo a credere che il "suo" pensiero fosse originale, unico, esclusivo. 
Peccato che nessuno può avere un pensiero originale, perché la mente copia, non crea.
Quando si dice "io la penso così", è in realtà il mondo intero che la pensa così, perché chi ha visto il meccanismo non ha nessuna opinione, nessun concetto fisso.








Fermarsi è pericoloso. Se ti fermi rischi di guardarti intorno e chiederti, "dove sto andando"?








Se utilizzassimo il tempo che perdiamo per lamentarci, criticare, opinare, polemizzare, in modo assolutamente creativo, ci sarebbe il rischio di cambiare questo mondo. 
Ma anziché costruire una realtà con la nostra capacità creativa, preferiamo andare a cercare il pelo in quella dell'altro










Non esiste libro più istruttivo della tua esperienza. Il problema è che, considerandola con attaccamento "tua", la separi da tutti gli altri. La tua mente è la mente di tutti, la tua esperienza è l'esperienza di tutti, le tue paure sono le paure di tutti. L'esperienza insegna, ma solo se non la si considera propria.









La bellezza è sentire. Un'istante prima di dire "che bello", è la bellezza. Questa, quella vera, si situa nel sentire, non nel giudizio personale.









Quando si pone una domanda si deve essere pronti ad ogni tipo di risposta, anche ad un silenzio. Una domanda che desidera un certo tipo di risposta, non è una vera domanda, ma un bisogno di rassicurarsi.








La sicurezza è il contrario della creatività






Non puoi dirti infelice, non c'è il tempo di farlo. Quando ti domandi se sei felice o meno, è perché non guardi. Se guardi ti stupisci della rapidità della vita. Troppi stimoli, troppi cambiamenti per focalizzarsi su un concetto. L'intensità dello stupore infiamma ogni concetto. Quando ti definisci non agisci, rallenti la vita e la appiattisci.








Non c'è un lavoro interiore da fare, perché tutto è immediatamente disponibile quando non pretendo di dover far qualcosa. Ciò che è essenziale, allora si presenta.







L'esterno è un'idea che creiamo per pretendere di esistere separatamente. L'emozione di un dipinto dovrebbe far annullare colui che lo vede. Ciò che è vero è l'emozione, il resto è un concetto. Chiudiamo gli occhi, rimane l'emozione. Più tardi non ci sarà più bisogno del dipinto, basterà guardare qualsiasi cosa.








Ci sentiamo così importanti e protagonisti da credere che l'altro soffra per causa nostra. L'altro cerca un'immagine su cui giustificare il proprio desiderio di soffrire, e lo trova quando ci prendiamo per l'origine di questo gioco. In realtà siamo NOI che abbiamo bisogno di sentirci così determinanti da poter aiutare, scusarci, chiedere perdono. Quando due desideri di soffrire si trovano, sembra nascere un equilibrio malato, ma pur sempre un equilibrio: si ha bisogno dell'altro per continuare la propria storia da sofferente. Una visione sana è la capacità inevitabile di lasciare l'altro guardarsi allo specchio da solo.









Sei libero di essere condizionato







L'infelicità è una perdita di attenzione









Finché si chiede non si è pronti a ricevere.
La vera domanda è la disponibilità che si dispiega nel silenzio.








Quando ti aspetti qualcosa, rinunci a tutto il resto.








Non vincere le tue paure, vinci le tue sicurezze.










Più l'arte è sottile, più il suo seguito sarà ristretto.









Chi pratica l'arte per un motivo, è indegno dell'arte.







Dedicati con tutto te stesso a te stesso. Poi dimentica anche te stesso.







Sei il risultato di ciò che non sei








Puoi rotolare nella vita, oppure puoi andare controcorrente. Stai solo attento ai corpi morti che rotolano verso di te.








Smetti di interessarti a ciò che interessa agli altri, solo per farli interessare a te.









Ti alzi, ma non ti svegli









Trasforma la noia in creatività









Impara la differenza tra affidarsi e fidarsi









Cercare le chiavi di una gabbia già aperta, significa fingere di voler uscire.










E' un grande tesoro essere in grado di aspettare il momento giusto







Non chiamarla incertezza, ma sorpresa
Non chiamarla insicurezza, ma libertà








Il vero maestro non vuole seguaci, ma amici.








Una persona senza centro ha bisogno di valori, credenze e ideologie, proprio come un cieco ha bisogno del suo bastone.








Il presente è sempre passato nel momento in cui lo pensiamo










Aspetti l'autobus. Quando arriva, aspetterai di scendere dall'autobus. Quando scenderai, aspetterai di arrivare in casa. Arrivato in casa aspetterai l'amico. Quando arriverà l'amico aspetterai che ti dica che per lui sei importante. Quando ti dirà che sei importante, aspetterai che te lo confermi. Se non te lo conferma, aspetterai sicurezza da qualche altra parte. Tra un'attesa e l'altra, ti conviene fermarti e ritrovarti. Diversamente verrà molto velocemente il giorno in cui, stanco di aspettare, attenderai di morire.









Se vuoi che le tue relazioni rimangano forti e sincere, togli la responsabilità della gente intorno a te di essere indispensabile. Liberale dal peso di doverti rendere felice.











L'ego è la mente inosservata







Si sbaglia solo quando ci si prepara prima.








Un'esperienza incompleta ti seguirà come un fantasma finché non la esaurirai. 










Parli dieci minuti con una persona e hai la sensazione di conoscerla da sempre. Parli dieci anni con una persona e hai la sensazione di perdere tempo. Curioso come le persone più familiari sono spesso le meno familiari, forse ancora non hanno avuto il tempo di mettere un'etichetta su di te. Chi crede di conoscerti pensa che sei una foto in posa, sempre sorridente.










Diventi arido quando sai esattamente cosa vuoi.








Soffrire è necessario per capire che non è necessario.








Se piove approfittane, apri l'ombrello!







Ogni progetto è un tentativo di scrivere sull'acqua 









Chi ti credi di essere per sentirti in diritto di offenderti?










Le cose si muovono ad una velocità tale che, all'occhio umano, sembrano ferme.








Se non esistesse un centro di assoluta quiete, come si potrebbe avere la sensazione di essere agitati?









Una mentalità negativa vede le spine
Una mentalità positiva vede i petali
Una mente libera vede il fiore








Il mondo non cambia finché tu rimani lo stesso









Prima di andare da qualche parte, impara a lasciare andare te stesso.









Libertà non è scegliere dentro quale gabbia entrare










Un sentimento reale non svanisce, si evolve








L'esperienza insegna solo quando vuoi imparare









L'arte è la scienza della sensibilità








Chi si ama si segua.







Amore non è impazzire per l'altro, ma con l'altro.








Sento la tua mancanza ..
sostituire con:
Sento la tua presenza









Non esiste "io ti perdono". 
Il perdonare è mettersi al di sopra.
Il vero perdono è possibile quando si vede che non c'è nessun colpevole.









Il "non ho tempo" indica uno spostamento delle priorità, e non una reale assenza di tempo. Quando qualcosa si vuole il tempo non si trova, si crea.











Non è forse un caso che ciò che nasce spontaneamente e senza programma è molto più intenso, spesso più significativo e duraturo, di ciò che nasce dal piano, dall'analisi e dallo sforzo. Ad un certo punto l'autenticità e il rispetto verso il proprio naturale funzionamento porta a rimuovere, in una struttura libera, tutto ciò che si forza e non fluisce naturalmente. In fondo cosa ti rimarrà se non una manciata di ricordi prima di morire? Guarda caso solo quelli più intensi, e saranno proprio dei momenti privi di programma. Sono flash, momenti senza significato, senza scopo, proprio come questa vita.









Cambi quando una situazione o qualcuno non ha più niente da darti. E' lei che ti lascia, tu non devi fare niente. Il frutto è stato spremuto. Accadrà qualcosa affinché avverrà la separazione, e questo di solito è presentito ad un'ascolto sensibile. Avviene un ringraziamento, nonostante una possibile sofferenza. Ci si saluta. Si saluta un periodo, finisce un sogno e muore il sognatore all'interno. Questo cambiamento non lascia residui, rimane solo un sapore malinconico senza tempo.
Normalmente si cerca il cambiamento fuggendo dal succo dell'esperienza. Quando si sente di "dover fare", allora il cambiamento non è verticale, non è profondo, è sempre orizzontale, sempre superficiale. In quel senso il cambiamento è una fuga. Finché si teme il cambiamento è segno che non è ora di cambiare. Quando diverrà inevitabile la paura sarà ascoltata, ma non diverrà un'ostacolo.










L'unico errore che puoi fare è non concederti la possibilità di sbagliare









Vivere è giocare.

Domandarsi: quando ho smesso di giocare? perché ho smesso di immaginare? quando ho iniziato a separare realtà e fantasia? Perché ho iniziato a temere ciò che immagino? quando ho iniziato a prendermi troppo seriamente? 

Paura non è altro che mancanza di creatività.



















Se non trovi la soluzione, lascia che la soluzione trovi te










La realtà è troppo bella per essere reale










Se sei indeciso, non decidere. La maggior parte delle decisioni nasce perché si sta a disagio con l'indecisione. Quando sarai deciso, deciderai










Spesso si danno ordini per il piacere di vedersi obbedire. O magari si offrono consigli per il piacere di sentirsi considerati. Accade che si fanno raccomandazioni per produrre interesse e rispetto verso noi stessi. Ci si crede il ruolo che si svolge e si teme di morire perdendolo. Solo chi riconosce di non essere il ruolo merita attenzioni. Chi è preoccupato di non avere potere su di noi, economico o emotivo, merita di essere lasciato sprofondare nel suo vuoto che costantemente scavalca










Se non esistesse un centro di assoluta quiete, come si potrebbe avere la sensazione di essere agitati?









Non è bello ciò che piace, ma è bello ciò che è bello










La vita inizia lì dove finisce la paura.











Una cosa è dare, un'altra è costringere gli altri a ricevere. Il vero dono è possibile quando scompare il donatore










Odiare è comodo.
E' sufficiente prendere la propria paura di amare, contrarla, e indirizzarla ad un'immagine mentale (situazioni o persone)
In questo modo si mette una pezza sullo scomodo inconveniente di ritrovarsi esposti e vulnerabili.











Le storie mentali che costruiamo e spacciamo per realtà sono vere soltanto per noi. Capire che gli altri non c'entrano niente è il primo passo. Capire che non sono vere neanche per noi è il secondo. Vedere che il "noi" è un'altra storia è il terzo









Ciò che non dai agli altri, lo neghi a te stesso









Il falso cambiamento sposta.
Il vero cambiamento trasforma.
Il falso cambiamento somma.
Il vero cambiamento elimina.










Non troverai mai ciò che cerchi. Quando smetti di cercare, trovi di meglio










Se vuoi trovare la tua strada vai nella direzione di ciò che ti spaventa, anziché scegliere comodamente la direzione opposta.
Ti indica ciò che hai il timore di concederti.










Allenati ad osservare la scomoda sensazione di non sapere, di non potere, di non capire, di non definire. Ascoltati senza tentare di risolvere, di giungere ad una soluzione. Il problema non merita la soluzione, ma l'attenzione. Il problema potrebbe essere la soluzione. Osserva il tuo non tollerare l'assenza di riferimenti, il tuo pretendere di uscire dal dubbio, dalla confusione. Constata quanto sei intollerante nei confronti di qualcosa che è più grande di te, a cui non sai dar risposta. Allenati ad arrenderti e acquisire fiducia in ciò che non puoi capire.











Più che soluzione, al problema va data attenzione. Magari è la ricerca di soluzione a mantenere il problema












Ciò che dovrebbe essere ordinario viene visto come straordinario. Un "eroe" è uno che, in un dato momento, è stato guidato dall'istinto di agire magari senza l'intervento del ragionamento. Un "genio" è colui che ha semplicemente visto i limiti della mente. Un "realizzato" ha semplicemente fatto ciò per cui è fatto. Chi segue se stesso con onestà, riesce. Non va osannato, invidiato o adorato, è un esempio da seguire, ci dice che possiamo fare la stessa cosa, ci mostra le stesse nostre possibilità. Si ha sempre bisogno di idealizzare qualcuno per creare una distanza funzionale alla propria strategica inerzia. Non ci sono eroi, geni, illuminati ed esseri superiori ... c'è solo un principio di malattia mentale nel non vedere ciò che si è realmente. Se non curato, porta alla morte prima della morte.










La sintonia si misura in relazione a quante spiegazioni non si ha bisogno di dare









Viene chiamato "male" quel qualcosa che, per paura, si preferisce vedere all'esterno. Quando lo si integra, diventa arte












Per sapere chi sei devi dimenticare chi sei










Il vero nuovo cancella il vecchio. Ecco perché prima che si apra una porta nuova bisogna chiudere quella vecchia










Chi non ti riconosce più non ti ha mai conosciuto











"Io sono una persona sensibile" non significa nulla.
La vera sensibilità assorbe la personalità









L'unico dovere è un piacere. Se le due cose non coincidono, il dovere diventa una tortura, e il piacere solo uno sfogo












Un maestro potrebbe essere anche qualcuno che in un dato momento ci punta una pistola. Se si ha la pretesa di dire che è un pazzo, un bastardo, abbiamo perso questa disponibilità. La fiducia senza schemi deve essere totale, altrimenti non è vera fede











Spesso ammirare qualcuno o qualcosa, diventa la scusa per non permettere a quel qualcosa di diventare parte della propria esperienza











Prendere la forma è una cosa, snaturarsi un'altra.

Adattabilità non significa perdita del centro














La fiducia si confonde con la speranza, ecco perché non ha senso parlare di "mi fido di te, mi fido di me".

Dire "mi fido di te" sembra "spero in te, credo in te", come se fosse una specie di minaccia.

La fiducia è una certezza, non una credenza. Una cosa che si da e si toglie non è fiducia, ma una speranza, cioè una paura nascosta.



















Essere realisti significa avere molta fantasia








La gelosia è il sintomo di chi non ama abbastanza










Cercare un senso in ogni cosa, è patologico









Se vuoi che le tue relazioni rimangano forti e sincere, togli la responsabilità alla gente intorno a te di essere indispensabile.

Liberale dal peso di doverti rendere felice


















Cosa desideri? Cosa sogni? Cosa vuoi? Cosa speri?

Ogni risposta mentale equivale a voler fare entrare il mare in un bicchiere d’acqua
















Il momento successivo acquisisce importanza solo quando quello istantaneo non è vissuto











Le idee ti raggiungono quando smetti di avere ideologie















Più che tentare di allungare la vita, dovremmo cercare di allargarla ...








Una persona smette di essere interessante quando inizia a comportarsi esattamente come vorresti tu











Ci insegnano la fedeltà, il controllo, la coerenza, l'ambizione, la stabilità, la pianificazione, quando la natura delle cose invece va esattamente dall'altra parte...













Amare è scomparire. Permettere. Finché sei presente, con i tuoi bisogni, aspettative, desideri, promesse e speranze, non ami, pretendi, chiedi, aspetti. Nessuno che ama realmente qualcosa si sogna di afferrarla o di cambiarla. Piuttosto meglio stringere una relazione con un muro.











Quando non sei convinto, cerchi di convincere










L'acqua non si chiede che forma prendere. La prende













Non c'è felicità per nessuna persona, perché la persona è sofferenza, ricerca, desiderio, paura, attesa. 
Tu cerchi la felicità, ma la felicità è senza "tu". 
Fai caso a come, i momenti felici, si sono rivelati senza il tuo ingombro, inaspettatamente. Quando non ci sei, quando sei perso nell'esperienza, c'è felicità piena. E fai caso anche che si tratta di piccole cose, mai grandi: mai il cambiamento definitivo, mai la svolta perfetta, mai la scelta determinante, la cosa straordinaria ...












Quando ti permetti di essere, allora non ti urta ciò che si discosta dall'idea di chi o cosa vorresti diventare. Se vuoi essere spirituale o apparire tranquillo, ti urta la tua rabbia e la tua paura. Se vuoi essere amato, ti urta quando il controllo sull'altro si affievolisce. Quando vuoi essere rispettato, ogni cosa che incontri ti manca di rispetto. Quando la pianti di voler essere diverso da come sei, un profondo e umile movimento psicologico avviene: ti permetti di essere.











Se vuoi conoscere gli altri, devi imparare a stare da solo.










Chi cerca coerenza, promesse, sicurezza, in effetti dovrebbe mettersi con un morto.











Paradossalmente, ricevi solo quando smetti di chiedere










Che questo nuovo anno non vi porti niente, e che anzi vi tolga tutte le illusioni che vi fanno credere di aver sempre bisogno di qualcosa per essere soddisfatti









Stai certo che chi non vuole verità da te, non la vorrà mai neanche da se stesso










L'insegnante che insegna non impara










Se il medico persiste, consultare il dolore











Chi è profondo può permettersi di essere totalmente superficiale. Viceversa, non c'è scelta. Non esiste comico vero che non sia serio, altrimenti non potrebbe essere comico. Non esiste vero clown che non sappia cosa significhi piangere.















Finché avrai bisogno di qualcuno, non lo conoscerai mai









Meglio una sofferenza conosciuta che una potenziale felicità sconosciuta. 
Questo è ciò che dice il razionale, rimandando un potenziale risveglio









Il vero spirito libero sfugge perfino al controllo dei suoi pensieri









E' facile controllare qualcuno: basta spaventarlo e poi offrirgli una soluzione.










Non lasciare che i tuoi obiettivi ti distolgano dal tuo respiro











Più tentiamo di essere unici, più siamo uguali agli altri. Questo perché tutti cercano di essere unici








Non vedi nessuno, incontri sempre la paura di rivedere te stesso nell'altro.