"Guardare, ascoltare, toccare, è troppo pericoloso, perché distruggerebbe la continuità del pensiero. Noi ci limitiamo ad appiccicare etichette in ciò che percepiamo, per confermare le nostre sicurezze di conoscere. Le nostre mani, il nostro gatto, il mondo, l'automobile, il cemento, gli altri, sono tutte idee su cui proiettiamo una sicurezza. Perdere il riferimento, l'immagine, significa perdere di conseguenza il modo in cui percepiamo noi stessi. Senza sapere con cosa entriamo in contatto, non sappiamo più chi siamo. Ogni discorso spirituale, dunque, se non parte da questa sincera messa in discussione, è una presunzione. Vogliamo capire senza sacrificare. Vogliamo aggiungere senza togliere. Dunque iniziamo a guardare il cemento abbastanza a lungo da toccare per la prima volta la paura di non sapere cosa stiamo guardando. Mettiamo da parte le nostre conoscenze, torniamo alle basi."
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