Fino ad allora la persona definisce i canoni di "bello" in relazione ai suoi filtri, e quindi i gusti non sono altro che una proiezione chiaramente personale. Si dice "gusto personale" proprio per questo, e lì tutto rimane all'interno del soggettivo. Indagando interiormente, però, il personale viene riassorbito dalla spaziosità senza definizioni, e inevitabilmente le emozioni si espandono fino a toccare un punto di silenzio senza divisioni. Le opere d'arte, i film, le canzoni, saranno scelte (nel personale) solo in base all'associazione a certe forme di emozione e pensiero note, rifiutando ciò che provoca sensazioni scomode. L'errore è giudicarle come "esterne", e quindi come "brutte". La verità è che si ha paura di ciò che non si capisce, di ciò che esce dal nostro riferimento abituale. Quando familiarizziamo con sentimenti repressi come paura, rabbia, angoscia, tristezza, ansia, possiamo farci abbracciare da forme d'arte che si servono di queste emozioni per lasciarci avvicinare al nostro centro. Da questa posizione le scelte artistiche che faremo non dipenderanno più da un settore ridotto di emozioni (solitamente positive, della massa), ma dalla risonanza della sensazione che stiamo vivendo. Abitualmente quando si dice "no" alla tristezza, allora si tenderà a cercare una forma di attività che la copra. Le scelte artistiche, dunque, saranno virate verso emozioni che non ci dicono che siamo tristi, ma allegri e spensierati. Da questo dipende il fatto che la maggior parte delle opere commerciali hanno successo, perché la maggioranza della popolazione sceglie la menzogna."
giovedì 20 ottobre 2016
DIALOGHI: L'arte che libera
"La bellezza è al di la del gusto personale. Le etichette "bello" e "brutto", restringono il mistero riducendolo ad una sicurezza. Per una questione pratica la struttura del corpo - mente viene guidata verso delle tendenze che, però, possono dipendere dai condizionamenti. Quando l'intera struttura è consapevole delle restrizioni spacciate per gusti personali che, quindi, allontanano il diverso e lo sconosciuto, allora può muoversi verso le sue risonanze naturali.
Fino ad allora la persona definisce i canoni di "bello" in relazione ai suoi filtri, e quindi i gusti non sono altro che una proiezione chiaramente personale. Si dice "gusto personale" proprio per questo, e lì tutto rimane all'interno del soggettivo. Indagando interiormente, però, il personale viene riassorbito dalla spaziosità senza definizioni, e inevitabilmente le emozioni si espandono fino a toccare un punto di silenzio senza divisioni. Le opere d'arte, i film, le canzoni, saranno scelte (nel personale) solo in base all'associazione a certe forme di emozione e pensiero note, rifiutando ciò che provoca sensazioni scomode. L'errore è giudicarle come "esterne", e quindi come "brutte". La verità è che si ha paura di ciò che non si capisce, di ciò che esce dal nostro riferimento abituale. Quando familiarizziamo con sentimenti repressi come paura, rabbia, angoscia, tristezza, ansia, possiamo farci abbracciare da forme d'arte che si servono di queste emozioni per lasciarci avvicinare al nostro centro. Da questa posizione le scelte artistiche che faremo non dipenderanno più da un settore ridotto di emozioni (solitamente positive, della massa), ma dalla risonanza della sensazione che stiamo vivendo. Abitualmente quando si dice "no" alla tristezza, allora si tenderà a cercare una forma di attività che la copra. Le scelte artistiche, dunque, saranno virate verso emozioni che non ci dicono che siamo tristi, ma allegri e spensierati. Da questo dipende il fatto che la maggior parte delle opere commerciali hanno successo, perché la maggioranza della popolazione sceglie la menzogna."
Fino ad allora la persona definisce i canoni di "bello" in relazione ai suoi filtri, e quindi i gusti non sono altro che una proiezione chiaramente personale. Si dice "gusto personale" proprio per questo, e lì tutto rimane all'interno del soggettivo. Indagando interiormente, però, il personale viene riassorbito dalla spaziosità senza definizioni, e inevitabilmente le emozioni si espandono fino a toccare un punto di silenzio senza divisioni. Le opere d'arte, i film, le canzoni, saranno scelte (nel personale) solo in base all'associazione a certe forme di emozione e pensiero note, rifiutando ciò che provoca sensazioni scomode. L'errore è giudicarle come "esterne", e quindi come "brutte". La verità è che si ha paura di ciò che non si capisce, di ciò che esce dal nostro riferimento abituale. Quando familiarizziamo con sentimenti repressi come paura, rabbia, angoscia, tristezza, ansia, possiamo farci abbracciare da forme d'arte che si servono di queste emozioni per lasciarci avvicinare al nostro centro. Da questa posizione le scelte artistiche che faremo non dipenderanno più da un settore ridotto di emozioni (solitamente positive, della massa), ma dalla risonanza della sensazione che stiamo vivendo. Abitualmente quando si dice "no" alla tristezza, allora si tenderà a cercare una forma di attività che la copra. Le scelte artistiche, dunque, saranno virate verso emozioni che non ci dicono che siamo tristi, ma allegri e spensierati. Da questo dipende il fatto che la maggior parte delle opere commerciali hanno successo, perché la maggioranza della popolazione sceglie la menzogna."
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