"Puoi parlare della nostalgia, quella legata al passato. Per me è difficile sostenerla..."
"Non puoi sostenerla, per fortuna. L'ego non ce la può fare, perché quell'emozione è troppo grande. Ci prova, cercando di creare una storia associata all'emozione, in modo da ridurla. Ma non può, prima o poi cede.
Il ricordo è magia.
Quando il "me" è certo di essere stato in quel luogo, e di aver avuto una sua storia personale, il ricordo perde molta di quella sua magia.
Non è più visto come un quadro in cui il "me" non può essere separato dal resto della scena, ma come se realmente fosse accaduto qualcosa intorno ad un soggetto separato. Se lo si guarda bene non è così. Nella scena non si può staccare. E' una storia che la mente si racconta per paura di abbracciare quella magia, senza riferimenti. Quel senso di nostalgia, quel sapore malinconico, non ha più un legame ad una persona o elemento del ricordo, ma è rivolto a questo sentimento in sé stesso. Poiché è senza motivo, resta la magia.
Talvolta il "me" si chiede perché le cose siano andate così e se potevano andare diversamente, ma è ovvio che la domanda muore sul nascere. Non c'è risposta e non c'è domanda. Rimane quel sapore.
Senza riferimenti, senza appigli, rimane una carezza malinconica, in cui il ricordo viene lasciato essere senza manipolazione, rimpianto, rimorso, rancore, dubbio.
Muoiono gli elementi psicologici, rimane l'emozione. Non è più un rammentare, ma un ricordare.
La potenza di quella nostalgia è pari a quando si potrebbe essere su un letto e, prima di morire, si riguarda quella storia. Chi l'ha vissuta? Dov'è ora? Cosa è rimasto? Sembra esser stato tutto un sogno, perché, di fatto, lo è. Allora quella magia è pericolosa per la mente, per il "me", perché annulla la razionalità. Non è più necessario tentare di collocarsi in qualche punto temporale, non c'è posto per un "me". C'è solo la nostalgia, e una nostalgia senza oggetto nostalgico, è felicità. Normalmente la nostalgia è diretta al voler tornare indietro, o riavere ciò che si è trascorso. Se si lascia andare questa fantasia, rimane un vibrare intenso, che per l'immagine che abbiano di noi stessi risulta pericoloso. A volte sembra che il ricordo faccia male, malissimo. Si ascolta una canzone, si vede una bicicletta, si cammina in una strada, ed ecco che riemerge quella potentissima nostalgia. Se quel sentimento non si localizza in una storia, in un punto del corpo, si può espandere. Può uccidere, perché ciò che si cerca, realmente, è la morte del "me", dell'ego, della storia personale. Si vuole lasciare libera l'associazione tra due oggetti, me e il ricordo. Rimane il ricordo. E ancora, senza ricordo, poiché non è lì, indietro, ma è sempre qui, ora, rimane l'emozione. E' adesso. Nessuno se n'è andato, nessuno è morto, nessun luogo è stato salutato. E' sempre dentro di noi, anche allora era dentro di noi. Solo, che per mancanza di chiarezza, sembra essere accaduto "fuori". Talvolta presentiamo che con qualcuno appena incontrato staremo insieme per molto tempo, talvolta un'altra persona sembra la reincarnazione di un vecchio amico. E' il sogno, il mistero, la magia. Non deve essere spiegato, analizzato, come si fa violentemente con le favole, ma va sentita la sua suggestività, la sua potenza misteriosa. Incontriamo qualcuno, chiudiamo gli occhi, rimane l'emozione. L'incontro è sempre con noi stessi. Questa chiarezza toglie dolore alla nostalgia, e la paura del futuro si annulla. Passato, presente e futuro si fondono in un unico punto, e si vede come nessuno sta vivendo la vita, ma è questa stessa ad apparire a qualcosa senza nome. Normalmente, invece, un ricordo fa troppo male, o magari lo si idealizza. Si vuole tornare indietro, oppure si vuole cancellare. Quando manipoliamo, tentiamo di cancellare una bellezza impossibile da nascondere. Questa riemergerà, prepotentemente. Il nostro corpo si chiuderà, la nostra mente rifiuterà, perché non si può contenere tanta magia. Lo facciamo anche con i sogni, vogliamo averli lucidi per manipolarli, vogliamo analizzarli, comprenderli. Vogliamo tornare indietro al trauma per risolverlo, vogliamo purificare a senso nostro, liberarci da qualcosa. In realtà abbiamo paura, siamo terrorizzati dal lasciare le porte del mistero che siamo aperte. Allora lasciarsi uccidere dal ricordo, senza pretendere che si trovi nel passato o che qualcuno in particolare l'abbia vissuto.
Si rimane con quel mistero."
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