domenica 28 febbraio 2016

DIALOGHI: Fiducia e domande varie

"D - Che significa fidarsi?

Il nostro concetto di fiducia è nel futuro. Sembra una minaccia: mi fido di te. Ovviamente si tratta di un'attesa, ancora una volta un mascherare la paura. Fiducia, nel modo convenzionale di definirla, è affidarsi ad una speranza.

D - E nel modo sano? Più profondo?

E' vedere le cose come sono, non come vorrei che siano. Non ci si affida ad una speranza, dunque non c'è delusione. Fiducia è sentire una risonanza con tutto, non sentirsi isolati. Mi fido quando so che ogni cosa che mi accade è la cosa giusta, perché non c'è alternativa.

D - Posso solo fidarmi di me stesso

Neanche. Non sai come reagirai quando tua moglie farà un complimento al suo collega. Non sai come affronteresti una perdita, una malattia. Non sai cosa dirai tra qualche secondo, perché ciò che dirai è influenzato dalla situazione, ad esempio da ciò che sto dicendo io adesso. Non sai come gestiresti l'emozione di vincere alla lotteria, o quali saranno i tuoi primi passi. Non puoi scegliere di inciampare o meno.[...] La fiducia che riponi in te stesso è un'enorme illusione, così come il credere in te stesso. Fidandoti di te stesso cerchi un modello strategico comportamentale per evitare di soffrire: non puoi evitarlo. [...] Al contrario devi integrarlo. Se lo integri, ti accorgi che non c'è nessun "te stesso". L'istante decide chi sei, non tu. La vita è sempre di qualche secondo in anticipo rispetto alla mente.

D - Chi sono io?

Rinuncia continuamente alla tua identità. Non sei né un uomo, né una donna, né un bambino, né un vecchietto, né un francese, né un americano, né il rappresentante di alcuna nazionalità, né un ebreo, né un cristiano, né un buddhista, né una buona persona, né il membro di qualsiasi categoria, né chicchessia.. Esiste questa sensazione, quest'altra sensazione, poi ancora un'altra, e non sei né l'una né l'altra, né la seguente né la loro successione. Lo spazio dove nascono i pensieri non ha viso. La luce della coscienza è impersonale. Torna alla terra, al contatto con il suolo. Dove sei? Sei qui. Chi sei? Sei qui. Qui. Non è possibile rispondere a questa domanda, perché la risposta, di qualsiasi genere, parte dalla stessa fonte che ha generato la domanda. Posso riempirti di belle parole come "sei anima, luce, vita", oppure di contro, sei "niente, nessuno", ma ogni risposta non ha senso. Perfino dire, sei anima, mente e corpo, ha solamente una valenza pedagogica per certe scuole. Ma sono tutte risposte che arrivano dalla stessa fonte che ha generato la domanda. Quando non c'è risposta, non c'è nemmeno domanda. E' solo una filosofia


D - C'è qualcosa che posso fare per accelerare una comprensione?"

"Fai sempre tante cose, forse troppe, e le fai sempre molto velocemente. Prenditi una pausa invece. Respira, rilassati. Ciò che fai non potrà mai minimamente intaccare ciò che sei, quindi tranquillizzati.

D - "Perché l'uomo si complica la vita"?

"Perché una vita semplice ti costringe ad avere dei momenti di pausa, chiamati banalmente "noia", e questi risultano insopportabili perché rivelano la mancanza di attività compensatorie. Ciò non significa che bisogna star fermi fisicamente: si può avere una vita molto attiva, ma nello stesso tempo molto sveglia interiormente. Il dinamismo è solo periferico."

D - "E la mente?

"La mente fa anch'essa parte della periferia. Un pensiero è un'oggetto, così come lo è la bottiglia sul tuo tavolo. Tutto ciò che può andare e venire, fa parte del dinamismo. Ricercare una meta spirituale nel divenire, infatti è un controsenso. "

D - "Esiste una meta nel percorso interiore? Una libertà definitiva?"

"Per chi? In un momento c'è ansia perché aspetti la telefonata di tua figlia che non arriva. L'attimo dopo il tuo cane scodinzola perché ti chiede di uscire, ed esci con lui. Il pensiero va ancora a tua figlia mentre sei fuori. Ti squilla il cellulare e ti senti sollevato, ma non è lei, è un'altra persona, e ti innervosisci ancora di più. C'è nervosismo, c'è ansia. Poi finalmente arriva la telefonata, e c'è gioia. E' passata solo mezz'ora e già qualcosa ha sperimentato una moltitudine di emozioni differenti."

D -"Ma a qualcuno appaiono questi stati, a me"?

"C'è ascolto. Il linguaggio non deve portarci in errore. Nessuna appropriazione, nessun me e nessun te. Sono simboli, suoni, parole. C'è solo ascolto. Pensieri, sensazioni ed emozioni. Dov'è l'io in questo processo? Dov'è il liberato? Liberato da cosa se c'è un istante alla volta? Ora c'è tristezza, poi torna la paura, poi un periodo di distensione. Per chi? Chi lo stabilisce? Vedere questo è parte del processo stesso."

D - "Dunque cosa cambia da una persona "normale"?

"La persona "normale" crede di avere potere. Posso fare questo, posso dire quello, posso scegliere quest'altro, posso liberarmi da questo. Tutta la spiritualità ipocrita e romantica, oggi, mira a questo. Realizza te stesso, crea la tua realtà, definisci cosa non vuoi. Non è che l'ennesimo, forse l'ultimo, tentativo di manipolare qualcosa. Vista l'impotenza, è la fine dell'ego. Quindi devi attraversare molte delusioni per metterti solo in ascolto.

D - "Sento di non star vivendo pienamente ..."

"Si, e succede solo per un motivo. Non per qualcosa che dovresti fare e non fai. Succede solo quando pretendi che domani sarà meglio. Oggi piove, aspetto il sole. Oggi non esco, aspetterò domani che uscirò. Oggi è una giornata noiosa, domani andrà meglio. Sono solo, conoscerò qualcuno che mi renderà felice. Sono fidanzato, vorrei lasciarmi ed essere libero. Magari va anche come ti aspetti, ma manchi la possibilità di vedere che oggi c'è una pienezza, una bellezza che non chiede. I bambini molto piccoli lo sanno. Non è per mancanza di stimoli che la vita è vuota, ma perché ha bisogno di stimoli continuamente, come una droga, e prima o poi questi stimoli si appiattiscono ed esauriscono. Chiedi alle persone molto ricche. Il rischio è che non fai in tempo a vederlo, che già sei morto."


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