sabato 27 febbraio 2016

DIALOGHI: Essere ciò che si presenta


"Nell'ascolto tutto è interessante, sfaccettato e affascinante. Essere uno con ciò che ho di fronte, fare corpo con quello che si presenta, diventare ciò che si percepisce. Non è una pratica, e un non intervenire, un non mettersi in mezzo. Se credo che è meglio fare dello yoga, cantare, combattere, dipingere, allora è normale che mi senta isolato! Se riesco a donarmi completamente con ciò che ho di fronte, non ho bisogno di pensare a qualcosa che vada al di fuori di quel momento. Se sono di fronte una persona che ritengo superficiale, faccio corpo con questa, mi adatto, divento lei. I miei pensieri possono dire quello che vogliono. Donarsi, lì dove è possibile, a ciò che abbiamo nell'immediato, completamente. Se mi trovo in una sala giochi, ascolto, guardo, gioco. Se mi ritrovo su un tatami, sento, cammino, mi sdraio. Se ascolto un avvocato, ascolto e basta. Se sono colmo di rabbia, sto con questa. Tutto questo è sufficiente per riassorbire nel nulla un "io" che seleziona ciò che più gli conviene. Un "io" che crede di esistere .."

"Non capisco il passaggio sul non esistere"

"La persona è solo il risultato di un equivoco dettato dal linguaggio. In realtà non esiste. Emozioni, pensieri e azioni corrono davanti all'osservatore (anzi, l'osservazione) in successione senza fine, lasciando delle tracce nel cervello e creando un'illusione di continuità. Un pensiero dice "io" e la persona acquista un'esistenza apparentemente indipendente."




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