mercoledì 16 marzo 2016

DIALOGHI: Essere non è un'esperienza

R "Quando ti permetti di essere, allora non ti urta ciò che si discosta dall'idea di chi o cosa vorresti diventare. Se vuoi essere spirituale o apparire tranquillo, ti urta la tua rabbia e la tua paura. Se vuoi essere amato, ti urta quando il controllo sull'altro si affievolisce. Quando vuoi essere rispettato, ogni cosa che incontri ti manca di rispetto. Quando la smetti di voler essere diverso da come sei, un profondo e umile movimento psicologico avviene: ti permetti di essere."

D "Parli per esperienza o per teoria"?

R "Quale esperienza? Ogni esperienza va e viene. Cosa intendi dire, se so cosa dico? So cosa dico, ma in nessun modo posso dimostrarlo e nemmeno ha valenza. Non ci sono prove, non ci sono diplomi. La prova è un sentire che dipende da te. Ad ogni modo ti interessano le mie parole, non la mia esperienza."

D "Qualcosa è accaduto"

R "No, ti sbagli. Quando va via la nebbia tutto rimane lì com'era anche prima"

D "Si ma la nebbia è andata via"

R "Potrebbe tornare"

D "E non hai paura che accada"?

R "No. Forse la differenza ora è solo questa"

D "Non hai perso la tua umanità"?

R "Al contrario, non mi sono sentito mai così umano. Ora mi arrabbio di più, piango di più, gesticolo di più, gioco di più, urlo di più, corro di più.

D "Eppure i maestri sembrano così posati ..."

R "Non ci sono maestri. Non ci sono geni. Non ci sono persone evolute. Dipende dal complesso di inferiorità di chi li guarda. Quando guardi le cose così come sono, nessuno ha qualcosa in più o in meno. Il carattere del corpo/mente può variare, ma non è detto che lo faccia. In base all'energia che si ha, ci si può inasprire o addolcire. Ma questo non ha alcuna importanza, perché capire cosa non sei, fa perdere attrattiva nei confronti del corpo/mente, che si può esprimere con meno restrizioni sociali o morali."

D "Quindi ti emozioni ancora"

R "Di più, perché non ho paura delle mie emozioni. Vedi, si ha paura di tutto questo perché si crede di rinunciare alla propria fragilità, sensibilità, umanità. E' il contrario. Dobbiamo ammettere che ci rifuggiamo nello spirituale per non essere più umani, per paura di essere banalmente umani. Cerchiamo uno strumento per garantirci felicità assoluta, amore e gioia. Si prenderà una grande cantonata. Tendenzialmente non si fa che dire no al proprio femminile, al proprio intuito, al proprio pianto, alla propria rabbia, al proprio lato bambino. E' come guardare un film. Tu sai di non essere il protagonista, eppure non puoi che emozionarti alla vista del film. Quando guardi il film, il distacco tra te e il film non ti impedisce di emozionarti, non ti impedisce di aver paura, non ti impedisce di sperare. Eppure il distacco c'è, e quel distacco, profondamente, ti fa sentire al sicuro. Temi, ma sai che è un film, e che una volta finita ti alzerai dalla poltrona e tornerai a casa. Mi spiace, non riesco a spiegarlo meglio di così."




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