"La sensazione di sentirsi persi, senza una meta, senza un obiettivo, senza un riferimento, è solo una porta.
Questa porta non è mai stata veramente aperta. Si preferisce sapere, anche se sapere è immaginazione. Costruire un obiettivo, riporre la propria felicità nelle mani di un'altra persona, saltare da un piacere ad un'altro, aspettare che qualcosa cambi una volta per tutte ...
Non si riesce ad ammettere che non si sa nulla, che si è completamente persi. Ogni credenza è stata costruita a partire da questa paura di non avere riferimenti, e non solo religiosa. Una credenza è perfino ciò che credo di essere, le mie convinzioni, le idee sul mondo, sugli altri, sui miei sogni e desideri, sul mio passato, sulla scienza o sulla fede. Una credenza è credere di sapere cosa sia una mano, un bicchiere o il mio gatto.
Non sapere non è un problema da risolvere, non sapere è la natura di ognuno.
Non sapere come vivere, cosa fare, cosa progettare. La nostra mente si sposta sempre molto in là, e cerca conferme leggibili per prevedere il futuro, in modo da segnare il percorso. Sentire quel disagio, profondamente, significa iniziare ad aprire la maniglia della porta. Iniziare a familiarizzare con la paura più grande, l'unica vera paura che, per errore, si sposta su degli oggetti: il cane, il papà, la morte, Dio, il futuro. Ma l'unica vera paura è sempre e soltanto il sentirsi persi, il non sapere chi si è, dove si è, e dove si sta andando.
E' normale fare strategie, non progetti. Un progetto può crollare, una strategia può cambiare.
Per aprire la porta ci vuole coraggio, per passare dall'altra parte, in un mondo dove non ci sono maniglie di sabbia per afferrarsi, castelli d'aria, e ponti di acqua. Nessun passato, quindi nessun futuro. E dopo cosa accadrà? E chi può dirlo. Verrebbe da dirsi, dov'è la speranza nel lasciare andare? Cosa mi porta questo abbandonare i riferimenti? Ancora una volta si tenta di giungere a qualcosa. Nessuno sa come la vita può prendere forma, nessuno può prevederlo."
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