venerdì 17 giugno 2016

DIALOGHI: Scelte condizionate

D - Quando si è molto insicuri riguardo a una decisione da prendere cosa dovrebbe prevalere nelle scelta?

R - I fatti prevalgono.
Si può dire di tutto: "segui il tuo cuore, "segui il tuo istinto", "segui ciò che senti", ma alla fine sono parole.
La decisione che viene presa è generata dall'incontro tra fattori esterni ed interni imprevedibili.

D - Se ho ben capito sei fatalista in considerazione del fatto l'idea di prendere una decisione è illusoria.

R - Prendere una decisione è un'idea. Basta vedere come funzioniamo.

D - Funzioniamo spesso condizionati e non davvero liberi

R - L'idea stessa di libertà è un errore. Il cervello non può non essere condizionato. Un condizionamento cancella e sostituisce, o si somma, ad un altro condizionamento. La chiamiamo libertà, ma è un'altro condizionamento.
Un pensiero nasce in risposta ad uno stimolo interno e/o esterno, ammesso che abbia senso dire esterno o interno,
Quindi anche il pensiero "lascio andare" è una risposta condizionata a seguito di eventi stimolo-risposta.
Un po' come dire che la lampadina crede di produrre luce, e invece ne è il tramite.

D - Beh, è la visione olistica che siamo parte dell'universo...però colgo anche un determinismo dal quale non si sfugge.
Crediamo di scegliere ma non scegliamo un bel nulla perché non si sfugge dal condizionamento, giusto?

R - La scelta è apparente. Giochiamo a scegliere, a girarci se chiamano il nostro nome, a credere di essere nati e di dover morire. Giochiamo in questo sogno fatto di immagini e sensazioni.

D- Sbaglio o qui entriamo in una concezione mistica di tipo induista che insegna che la realtà è apparente?

R - La realtà è apparente, è un fatto
La domanda è... a chi appare?

D - Diciamo che va interpretata ma se io ti do uno schiaffo il dolore lo senti

R - Certo ma infatti non si negano le sensazioni.
Si nega l'idea di credere di sapere.

D - Diciamo anche l'io o ego, come lo vogliamo chiamare, esiste ed è insopprimibile perché è l'insieme di ricordi, sensazioni, condizionamenti esterni ed interni che si sono formati nella nostra mente.

R - Si ma non creano un problema. Il problema nasce quando non accettiamo questa sofferenza, il dolore, la paura, e l'incertezza.

D - Come fai a dire che non creano un problema? quanta gente sta male perché è stata condizionata nel modo sbagliato!
conosco gli insegnamenti che dicono che la sofferenza va accettata per essere superata ma in alcuni casi è insopportabile
prendila come una domanda che sto ponendo a me stesso e che giro a te.

R - Insopportabile può essere un dolore fisico. Se la sofferenza psicologica è insopportabile è segno che ancora non si è compreso il suo meccanismo. La sofferenza è una resistenza, quindi è la resistenza dell'ego a rendere insopportabile il tutto.

D - Quindi, ad esempio, se io mi libero dall'idea di essere un animale sociale e quindi dall'idea di aver bisogno degli altri, potrei vivere il resto della mia vita in una totale solitudine senza esserne sconvolto e sprofondare nella depressione?

R - La solitudine di cui parli potrebbe essere una fuga per la paura di soffrire. La solitudine è lo stato naturale. Bisogna liberarsi dall'idea di cercare di trovare una qualche forma di soluzione definitiva.

D - Per me rimane poco chiara questa questione dell'io...viene demonizzato perché apparente o foriero di dolore, eppure siamo chiamati ad amare noi stessi, ma cosa amiamo se affermiamo di non esistere o di dover morire a noi stessi?

R - Quello che causa confusione è che cerchiamo un nesso tra due tipi di spiritualità che in realtà si muovono in due direzioni OPPOSTE, mentre noi mescoliamo il tutto. Da un lato c'è una spiritualità del marketing che ti dice che tu sei creatore, che puoi visualizzare ciò che vuoi e ottenerlo, che ti reincarnerai e potrai goderti più vite, che spari laser e attraversi i muri, che sei figo e onnipotente. In sostanza sei Dio. Basta che ami te stesso, credi in te stesso, e pompi te stesso. L'altra, la vera spiritualità, ti dice le cose come stanno, ovvero di rimuovere tutte le illusioni scavando più che puoi, e tu non sei il creatore, ma parte della creazione del sogno della, chiamiamola, coscienza.
La prima spiritualità ti da speranze, la seconda, la vera, te le toglie.

D - E quindi in quanto parte del sogno e della creazioni saremmo immortali?

R - In quanto ego no, cioè in quanto ciò che conosciamo di noi e che vorremmo si conservasse in eterno. In quanto essenza non siamo mai nati e non possiamo morire. La natura funziona così. Il corpo si trasforma, non muore. Il pensiero teme di morire.

D - Si avvicina molto al mio pensiero
anche se non abbiamo le prove per dimostrarlo
la realtà rimane un mistero.

R - la verità è un fatto ed è una prova senza dubbi. Per questo i nostri pensieri non contano, le opinioni non contano. La realtà è vero che rimane un mistero, ma la sua scientificità è proprio il mistero stesso. Non appena si tenta di dimostrare il mistero, allora rientriamo nell'errore di volerlo rivelare per paura.


1 commento:

  1. Bello, bello e vero. Ho messo il link di questo sito nel mio blog. Buona giornata

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