mercoledì 19 ottobre 2016

DIALOGHI: Giudicare

"Togliere innanzi tutto la connotazione negativa data al termine. Rabbia, giudizio, ego, male, satana, odio, sono parole accompagnate principalmente da un'emotività reattiva. Tornando all'origine del giudizio, non puoi giudicare mai l'essere, ma l'azione, Se sei un insegnante, puoi giudicare in merito al risultato tecnico dell'allievo. Se l'allievo lo prenderà sul personale, vorrà dire che non ha ben capito questo principio, e cioè che l'essere è inattaccabile. Non possiamo giudicare ne essere giudicati, profondamente, ma solo perifericamente per questioni pratiche e funzionali. Dunque tutta la questione morale sul giudizio non sussiste. Tentare di giudicare l'essere è, chiaramente, un senso di inferiorità. Quando si giudica l'essere in relazione al fare, come ad esempio le sue scelte, i suoi crimini, i suoi abiti, il suo linguaggio, questo rappresenta in realtà un'auto giudizio. Vale a dire, poiché ci si crede il -fare- e non l'essere, si giudicano gli altri in base a questa idea. L'essere non esiste, il fare diventa il centro. Sentirsi toccati emotivamente, giudicando o sentendosi giudicati, è semplicemente una mancanza di chiarezza ed una pochezza interiore. Nessuno giudica e nessuno è giudicato."


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